La prima giornata della finale di Coppa Davis tra Belgio e Gran Bretagna è giunta al termine, e vede le squadre sull’1-1. Il punteggio risponde ai pronostici, ma il modo in cui ci si è arrivati decisamente non era stato previsto da nessuno. Se la partita di Murray non è stata ricca di particolari sorprese, ha avuto invece dell’incredibile il match di apertura.
Nelle sfide di Coppa Davis nulla è dato per scontato e spesso per una serie di fattori imprevedibili (dalla pressione del momento, all’empatia con il pubblico) possono ribaltare le gerarchie in campo. È esattamente quello che è accaduto tra Goffin ed Edmund.
È stato un vero e proprio psicodramma quello che si è consumato per due set sul campo in terra rossa di Ghent, più che una partita di tennis. Evidentemente il peso della consapevolezza di costituire l’unica arma a disposizione della propria squadra e di un’intera nazione è stato troppo per le spalle tra l’altro non troppo robuste di Goffin. Il piccolo belga era totalmente deconcentrato, ha commesso moltissimi doppi falli, errori improbabili, era lento all’uscita dal servizio. Al contrario Edmund, che si trovava nella classica situazione di chi “non ha niente da perdere” e dall’alto dei suoi vent’anni di incoscienza, ha macinato colpi da fondo, solido soprattutto col rovescio, facendo anche valere il suo fisico decisamente più imponente (quasi un metro e novanta) e guadagnando molti punti col servizio
Tuttavia in queste occasioni, chi di tennis ne ha visto un po’ nella sua vita, sa che, soprattutto sulle lunghe distanze in Coppa Davis come negli Slam, prima o poi qualcosa scatta nella testa di entrambi i giocatori, ed è solo questione di capire quando. Nel caso concreto, la svolta è arrivata sul 1-1 nel terzo set: di fronte a un ormai sfiduciato pubblico, Goffin è riuscito poco a poco a rimettere insieme i pezzi del suo gioco, limitare gli errori e trovare maggiore profondità di colpi, riportando sé stesso e anche Edmund coi piedi per terra. Così il terzo set è scivolato via velocemente come i primi due, ma stavolta a favore del belga, che ha poi ricostruito la sua rimonta, fino a portare a casa la partita.
Ristabilite le gerarchie e rispettate le aspettative, il secondo match tra Murray e Bemelmans, decisamente più nell’ordinario, ha offerto un ottimo tennis. Il livello di gioco è stato sicuramente più elevato e anche nonostante il punteggio più netto di tre set a zero, in realtà in campo c’è stato molto più equilibrio che nella prima sfida finita al quinto set. Bemelmans ha disputato un buonissima partita, soprattutto nel terzo set quando, vincendo anche scambi spettacolari, ha messo a più riprese in difficoltà lo scozzese. Murray d’altro canto sembra non aspettare altra occasione che beccarsi con il pubblico e chiamarsi qualche fischio. Alla fine però Andy ha sempre trovato la concentrazione quando necessario, soprattutto nel terzo set quando è addirittura andato sotto di un break, recuperato però prontamente, ed è stato poi costretto ad annullare un set-point sotto 4-5.
I belgi avranno fatto i loro calcoli nella scelta della superficie, ma non si può certo dire che questa sfavorisca di molto Murray, che sfrutta al meglio la sua capacità di variare e che quest’anno proprio sulla terra ha ottenuto i suoi risultati migliori.
Forse domani nel doppio potranno trovare una maggiore difficoltà i due fratelli Murray, entrambi fuori al round robin a Londra, e che nonostante la parentela non hanno certo questa grande esperienza di gioco insieme.
Il Belgio d’altro canto ha un assoluto bisogno di portare a casa quello che quasi sempre si rivela essere l’ago della bilancia nelle tre-giorni di Davis. In campo ci dovrebbero essere a contrastare gli scozzesi Coppejans e Darcis. (1147)