CHALLENGER MANERBIO : Italia-Cile 2-0 e Manerbio se la ride‏

Ottima giornata per gli azzurri: Lorenzo Giustino, Salvatore Caruso e Filippo Volandri raggiungono Gaio nei quarti, dove ci saranno quattro italiani su otto. I primi due si sono mostrati più solidi dei cileni (l’esperto Podlipnik e il giovane Garin), mentre Volandri dimostra ancora una volta l’importanza dell’esperienza.

Corsi e ricorsi storici sono sempre molto affascinanti. Seguendo il torneo Challenger di Manerbio – Trofeo Dimmidisì, con la doppia vittoria dei tennisti azzurri sui cileni, era impossibile non pensare a quel 18 dicembre 1976, quando l’Italia vinse la sua unica Coppa Davis proprio a Santiago. Allora gli avversari si chiamavano Fillol, Cornejo e Prajoux ed era un’altra storia. Il paragone, ci mancherebbe, finisce con i passaporti. Tuttavia le vittorie di Lorenzo Giustino e Salvatore Caruso fanno piacere, perché si tratta di due ragazzi che ben rappresentano la nuova linea del tennis italiano. Giocatori con l’atteggiamento giusto, dove tutto viene trattato con il giusto rispetto: campo, palle, avversari, attrezzatura…una crescita comportamentale che piano piano si sta traducendo in risultati. Il primo a centrare i quarti è stato Giustino, uscito da una battaglia durissima contro l’esperto Hans Podlipnik-Castillo, una vita nei tornei minori e scopertosi buon doppista. Nel 6-2 4-6 6-3 che ha regalato 22 punti ATP a Giustino, il cileno ha cercato di restare a galla con il serve and volley, ma alla fine l’azzurro era decisamente più fresco. “Davvero avete avuto questa sensazione? Io ero stanchissimo! – ha scherzato il napoletano – comunque sì, lui era più stanco di me perché l’ho fatto correre per tutta la partita. Per lunghi tratti ha giocato dietro al campo, invece io avevo i piedi sulla riga e cercavo di aprirmi gli angoli”. L’autonomia di Podlipnik è durata due set, anche se si è giocato un game eterno sul 2-2 al terzo e servizio Giustino, con tanto di palla break per il cileno. Lorenzo si è salvato e poi è venuto fuori alla grande. “Hans ha giocato alcune volèe impressionanti, a rete era più fastidioso che da fondocampo. Nel palleggio ho tenuto a bada la sua palla ‘sporca’ cercando di usare la mano e aprirmi gli angoli anziché cercare di sfondarlo con la forza. Non avrebbe avuto senso”.

Nei quarti, Giustino sfiderà il francese Kenny De Schepper, testa di serie numero 3 e avversario ostico anche perché mancino e molto alto. Per Lorenzo sarà il sesto match, mentre per De Schepper appena il secondo: è infatti giunto nei quarti in virtù del forfait di Pere Riba. Lo spagnolo si è ritirato pochi minuti prima di scendere in campo per un problema muscolare alla coscia destra patito durante il riscaldamento. “Giocare sei match non è uno scherzo, se dovessi arrivare in finale sarebbero otto – ha concluso Giustino – Sono abbastanza stanco: il programma originario sarebbe di giocare a Como e Genova, ma in questo momento non faccio programmi a lungo termine. Per adesso ho un livello alto, spero di tenerlo fino a fine anno. Inoltre ho sempre qualche acciacco fisico, la schiena mi fa male”. Il 2-0 contro gli andini l’ha firmato Salvatore Caruso, bravissimo a battere il giovane Christian Garin, una delle (probabili?) star del futuro. L’azzurro si è imposto 6-4 1-6 6-3, mostrando una tenacia che lo rende spesso beniamino del pubblico. “Salvo”, anzi, “Sabo” come lo ha soprannominato il fratello, è stato super in avvio di terzo set, quando il match avrebbe potuto sfuggirgli di mano.“Sapevo che sarebbe stata una battaglia, lui è un ottimo giocatore. Tira un gran dritto, molto pesante – ha detto il siciliano – sono stato molto bravo nei miei turni di servizio, nel primo e nel terzo set. Nel secondo ho abbassato un pelino l’attenzione e lui è immediatamente entrato in campo. Sono stati fondamentali i primi tre game del set decisivo: io ho ripreso a colpire bene, lui non se l’aspettava e ho firmato lo strappo decisivo”. E’ proprio così, tanto che il giovane Garin si è lasciato andare a qualche parola di troppo. A fine partita, Caruso ha mandato un saluto alla telecamera. “Era per il mio coach Paolo Cannova, qui sono da solo ma soffriamo sempre insieme, pensavo che fosse un gesto dovuto”. Caruso ha guadagnato 160 posizioni negli ultimi due mesi e salirà ancora. “Entrare tra i top-200 ATP entro il 2015? Magari! Ci proverò, questo è poco ma sicuro. Ma sono convinto che se lavori bene, in un certo modo, i risultati arrivano”. Saluta dunque il Trofeo Dimmidisì il giovanissimo Garin, la cui partecipazione a Manerbio potrà essere ricordata tra qualche anno, un po’ come quelle di David Ferrer (vincitore nel 2002) e addirittura Novak Djokovic (quartofinalista nel 2004). Caruso ha speso qualche parola sul cileno. “Il tennis non gli manca. Servizio e dritto sono strepitosi, col rovescio potrebbe essere più solido ma è giovane, può crescere ancora molto. So che in Cile è molto seguito, un po’ come è accaduto da noi per Quinzi. Bisogna stare attenti perché attenzione può voler dire pressione, ma se riuscirà a gestirla avrà un bellissimo avvenire”.

L’ottima giornata per gli azzurri è stata completata da Filippo Volandri. A nove giorni dal 34esimo compleanno, il livornese ha giocato una partita pressoché perfetta contro il giovane Pedro Cachin, battuto con un netto 6-2 6-3. Volandri ha dato una lezione di tattica all’argentino, facendo tesoro della sconfitta di qualche mese fa. Nel suo angolo c’erano i tecnici FIT Umberto Rianna e Giancarlo Palumbo, particolarmente soddisfatti per l’applicazione dello schema tattico studiato a tavolino. Soltanto in avvio di secondo set c’è stata qualche difficoltà, dovuta a un pizzico di fretta, ma si è trattato di una sbavatura in una prestazione più che buona. Nei quarti, nel match clou di venerdì, ci sarà il derby proprio contro Caruso. Con quattro giocatori, l’Italia è nettamente il paese più rappresentato nei quarti di finale (gli altri sono Russia, Spagna, Francia e Cile). Insomma, difficilmente si poteva chiedere di meglio. Abbiamo avuto anche i ricorsi storici… (994)

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