CHALLENGER MANERBIO : ETERNO VOLANDRI: “IL SEGRETO? LO STILE DI VITA”

Approfittando di un infortunio di Giannessi, il livornese raggiunge il secondo turno al termine di una buona prestazione. “Il segreto della mia longevità? Lo stile di vita. Non mi pesa allenarmi alle 9 del mattino, anche se so che non durerà in eterno. L’anno prossimo faccio l’ultimo assalto ai top-100”. Passa Giustino, eliminati Sinicropi, Bellotti e Sonego.

Resta il dispiacere per un finale un po’ infelice, perché un crampo al polpaccio ha impedito ad Alessandro Giannessi di completare il suo impegno contro Filippo Volandri nel match più atteso di giornata al Torneo Challenger di Manerbio – Trofeo Dimmidisì (42.500€, terra). Ma la condizione fisica, come ha detto “Filo”, è stata decisiva. Ed è emblematica per spiegare la longevità agonistica del livornese. Quest’anno avrebbe voluto ottenere qualcosa di più, magari rientrare ancora una volta tra i top-100. I risultati non sono arrivati ma la passione non viene meno. “Non c’è dubbio, vado avanti solo per passione e nessun’altra ragione – ha spiegato dopo il 4-6 6-2 2-0 e ritiro con cui ha raggiunto il secondo turno – Non mi costa fare sacrifici, inevitabili nel tennis di oggi. Ad esempio lunedì mattina mi sono svegliato presto e alle 9 ero in campo per provare i campi perché qui ce ne sono solo tre. E’ dura ma non mi pesa, anche se i challenger sono questi e non sarà una situazione eterna. Anzi, siamo vicini al ritiro. Però lo faccio volentieri”. Volandri è emerso da un match complicato contro un giocatore in gran forma, che però aveva battuto sei volte su otto. Facendo leva sulla sua “fiammata” di dritto, Giannessi ha intascato il primo set e ha tenuto fino al 2-2 nel secondo, poi ha perso sei giochi di fila prima di alzare bandiera bianca e manifestare un po’ di nervosismo. Normale, visto che arriva da tre mesi più che buoni e gli ultimi tornei dell’anno saranno fondamentali per il ranking. “Giannessi è mancino, questa è la difficoltà maggiore nell’affrontarlo – ha detto i livornese – però è un mancino anomalo, fa girare la palla e lascia il tempo per organizzarsi. La chiave del match di oggi è stata la condizione fisica: giocavamo bene entrambi, io ero motivato, stavo bene sia tecnicamente che fisicamente e alla fine stavo meglio di lui”.

Volandri è stato uno dei giocatori più importanti negli ultimi 15 anni del tennis italiano, e la sua figura può essere una risorsa per il futuro del nostro tennis. Nel frattempo, la sua condotta di vita è il segreto per la longevità a livelli medio-alti. Forse anche un esempio. “Sicuro. Se facessi un altro tipo di vita non sarei qui, è un aspetto importantissimo, soprattutto a 34 anni. Puoi anche avere un talento pazzesco, ma non arrivi al numero 25 ATP senza uno stile di vita appropriato. Serve metodica, costanza, attenzione”. Ma a 34 anni, a tempo quasi scaduto, quali obiettivi può avere un giocatore come lui? “A gennaio avevo fissato un traguardo – racconta – avvicinarmi ai top-100 per giocare ancora una volta gli Slam in tabellone. Non è stato così, anzi sono decisamente indietro. Ho avuto qualche acciacco, la spalla ha fatto i capricci…ci riproverò l’anno prossimo. Se non dovesse andare penserò seriamente al ritiro perché ormai saranno 35”. Filippo parla con serenità, il sorriso di chi sa che il più è fatto e ogni partita è un regalo, una possibilità. Però le sue qualità non si limitano al campo da tennis. Vien da pensare se potrebbe essere un buon allenatore. “Direi di sì, il mio tennis è sempre stato sudato, lavorato, studiato, non ho mai fatto serve and volley perché non ho un gran servizio, quindi mi sono dovuto arrangiare. Si, penso che potrei trasmettere qualcosa di positivo. Poi ho iniziato a commentare i grandi eventi su Sky, mi piace molto perché mi consente di rimanere nell’ambiente del tennis e mi viene facile e spontaneo”. Al prossimo turno avrà un match abbordabile contro Pedro Cachin, 20enne argentino di belle speranze da cui ha perso tre mesi fa a Vicenza. Non preparerà il match con lo storico coach Fabrizio Fanucci, con cui ha terminato il sodalizio lo scorso anno dopo una lunghissima partnership. “Il motivo della separazione? Credo che lo sappiano tutti – conclude Volandri – non è stato un problema tra me e lui, ma relativo al suo tipo di vita e alle persone che aveva intorno. Onestamente avrei pensato di chiudere la mia carriera con lui: avevamo iniziato insieme e siamo andati avanti per 17-18 anni…ma nella vista non si può mai dire. A volte succede anche questo”.

Il resto della giornata, finalmente baciata da un bel sole, non è stata troppo positiva per i colori azzurri. Oltre a Volandri, l’altro italiano ad accedere agli ottavi è stato Lorenzo Giustino, emerso dal derby contro Erik Crepaldi. Avanti 6-3 5-2, il napoletano ha perso quattro game di fila e ha dovuto annullare un setpoint sul 5-6, poi se l’è cavata al tie-break. “Quando sono al top della lucidità gioco un tennis pulito, sono molto contento di come mi sto esprimendo – ha detto Giustino – però sul 5-2 ho rallentato appena appena il ritmo ed Erik, che non molla mai, è tornato in partita. Non ero per nulla contento, ho cancellato un setpoint, ma per fortuna è andata”. Negli ottavi sfiderà il cileno Hans Podlipnik Castillo, facile vincitore su Maxim Dubarenco. Tutti eliminati gli altri azzurri: Riccardo Sinicropi non ha trovato la chiave per leggere il super-servizio di Daniel Brands e ha perso con un rapido 6-1 6-3 in una partita molto breve, in cui non è quasi mai riuscito a far partire lo scambio. Ha ceduto piuttosto nettamente anche il giovane Lorenzo Sonego, classe 1995, sconfitto 6-3 6-2 dall’esperto Pere Riba. Sonego è alto, ha un buon fisico e una combinazione servizio-dritto che può far male. Ma lo spagnolo, aiutato dalla superficie lenta, lo ha tenuto a bada piuttosto agevolmente. Il piemontese è comunque un ottimo prospetto perché i margini di miglioramento sembrano enormi. I rimpianti maggiori arrivano da Riccardo Bellotti. L’italiano d’Austria (è nato a Vienna da padre italiano e madre slovacca) è arrivato ad un passo dal battere il grintoso Marco Trungelliti in un match sospeso da lunedì. Avanti 4-1 al terzo, ha perso cinque giochi di fila con qualche errore di troppo, anche se l’argentino è stato superbo sul matchpoint, inventandosi un gran passante di rovescio su uno smash a botta sicura di Bellotti. Il programma è poi terminato ben oltre 20 a causa dell’eterna battaglia tra Christian Garin e Carlos Berlocq. Come ogni sfida tra cileni e argentini, è stata una lotta all’ultimo sangue. Alla fine, la freschezza del cileno ha avuto la meglio quando mancavano 3 minuti allo scoccare delle tre ore di gioco. Si sono visti scambi molto divertenti, giocati a velocità supersoniche: di sicuro resterà uno dei match del torneo. Ed è un bene che abbia vinto il cileno, futura stella, la cui presenza a Manerbio potrebbe essere ricordata a lungo.

ATP CHALLENGER MANERBIO – TROFEO DIMMIDISI’ (42.500€, Terra)
Primo Turno Singolare
Lorenzo Giustino (ITA) b. Erik Crepaldi (ITA) 6-3 7-6(2)
Andrej Martin (SVK) b. Ruben Ramirez Hidalgo (SPA) 6-4 6-7(2) 6-1
Juan Carlos Saez (CIL) b. Roberto Carballes Baena (SPA) 6-2 7-5
Daniel Brands (GER) b. Riccardo Sinicropi (ITA) 6-1 6-3
Pere Riba (SPA) b. Lorenzo Sonego (ITA) 6-3 6-2
Frederico Ferreira Silva (POR) b. Grega Zemlja (SLO) 7-6(4) 6-3
Hans Podlipnik Castillo (CIL) b. Maxim Dubarenco (BLR) 6-4 6-0
Marco Trungelliti (ARG) b. Riccardo Bellotti (ITA) 6-4 4-6 6-4
Daniel Munoz De La Nava (SPA) b. Adrien Bossel (SUI) 6-3 6-2
Filippo Volandri (ITA) b. Alessandro Giannessi (ITA) 4-6 6-2 2-0 rit.
Pedro Cachin (ARG) b. Adrian Ungur (ROM) 7-6(4) 6-3
Christian Garin (CIL) b. Carlos Berlocq (ARG) 7-5 5-7 6-1
Kenny De Schepper (FRA) b. Victor Hanescu (ROM) 3-6 6-4 6-1 (873)

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