WIMBLEDON AI QUARTI? CORREVA L’ANNO 1979

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WIMBLEDON CELEBRA I QUARTI DI FINALE : RACCONTIAMONE UNO ITALIANO DEL 1979

ADRIANO PANATTA VS PAT DUPRE 6-3, 4-6, 7-6, 4-6, 3-6 in 3 ore e 28’

Di Paolo Rossi

Correva l’anno 1979. I ragazzi italiani in quel caldo mese di Luglio appena avviato scorrazzavano in Vespa alla ricerca di qualche avventura romantica. La Rai come di consueto trasmetteva da Londra i Championships. Era la voce di Guido Oddo a raccontarli. Come oggi l’inizio della seconda settimana del torneo londinese allineava i quarti di finale mettendo a confronto gli ultimi 8 tennisti rimasti in gara. In quell’edizione di 36 anni fa l’italiano Adriano Panatta ebbe la possibilità di centrare un risultato senza precedenti arrivando ad incontrare nei quarti lo statunitense Pat Dupre, giocatore senza ombra di dubbio alla sua portata. Panatta in quel 1979 entrò in tabellone a Wimbledon come testa di serie e questo dava l’opportunità di allenarsi fin dalla settimana prima lo start del torneo sui campi di Church Road mentre gli altri tennisti erano obbligati a trovare in giro per Londra impianti da tennis adatti allo scopo. Adriano quindi arrivò con largo anticipo in Inghilterra e cominciò ad allenarsi con Tom Okker, giocatore olandese rapido e scattante. Uno sparring partner perfetto per adattare il gioco all’erba. Ma la qualità del gioco espressa da Panatta non lo non soddisfa affatto. In sintesi “non la beccava” ed Adriano dopo aver sostenuto l’ennesimo allenamento deludente una mattina rientra in albergo, prepara un piccolo bagaglio e si invola verso l’aeroporto di Heatrow deciso a rientrare in Italia per trascorrere alcuni giorni a Forte dei Marmi insieme alla moglie. Tre giorni pieni di spiaggia, mare e sole, senza tennis ed in barba a Wimbledon e all’ostica erba. La domenica precedente l’avvio del torneo il tennista romano risale in aereo e torna a Londra in attesa di disputare il giorno successivo il primo turno dei Championships.

L’esordio sui prati di Wimbledon è contro lo spagnolo Jimenez che cede le armi per 3 set a zero. Senza attenuanti. Al secondo turno Panatta trova un inglese di nome Smith, abituato al green. Occorrono 5 set per domarlo, in un campo secondario ricolmo di gente, tra cui molti ragazzi italiani a Londra per imparare l’inglese. Terzo turno contro lo svedese Bengston, un gigante di quasi due metri d’altezza. Con tre set vinti al Tie Break l’azzurro lo elimina e vola negli ottavi. Qui lo aspetta l’americano Sandy Mayer. I book makers danno Panatta sfavorito ma in barba al pronostico vince per 6-3, 7-6, 7-6. La fiducia aumenta ed il tabellone conferma lo stato d’animo di Adriano. I quarti di finale gli assegnano Pat Dupre, tennista già battuto nella finale di Tokyo qualche mese prima. Panatta comincia a fare i conti senza l’oste: “Ero ormai convinto di vincere Wimbledon – ha raccontato Adriano nelle sue varie testimonianze di qualche tempo fa – Sentivo di poter battere chiunque. Dupre lo avevo già sconfitto a Tokyo, l’anno precedente. Poi sarebbero rimasti l’americano Tanner, di cui non avevo timore. E il mio amico Bjorn Borg che, giuro, nonostante fosse il numero uno al mondo era il miglior avversario che potessi incontrare. Mi trovavo a meraviglia con lui e sapevo come fargli perdere il filo del suo infinito palleggio. Così, negli spogliatoi, quando lo incrociavo gli dicevo: Guarda Bjorn che io arrivo in finale e tu lo sai cosa ti succede, no?. Borg, che avevo sconfitto due volte al Roland Garros non è che gradisse. Insomma quell’anno vedevo Wimbledon a portata di mano”.

Il match contro Dupre : Panatta parte lanciato. Servizi bomba. Volee penetranti e qualche tuffo da standing ovation. Vince il primo set 6-3 e va avanti 4-1 nel secondo. Si gioca sul Campo Centrale colmo di spettatori tra cui molti giovanotti italiani in vacanza studio a Londra. Il tifo è molto romano, ed il coro “A-dri-a-no, A-dri-a-no”, riecheggia anche a Wimbledon, infastidendo i compassati londinesi. Il campo è rapido. Panatta ha un ottimo timing e trova sempre la palla al momento giusto. Dupre pare destinato ad una sconfitta certa.

L’andamento del match troppo scontato diventa tuttavia una temibile trappola psicologica. Panatta pecca di presunzione suo malgrado e comincia a far balenare nella sua testa il pensiero di aver già vinto: “Non avevo mai preso un match sottogamba perché ero serio e sempre umile in campo. Cominciai a credere di avere già vinto. Fu il peggior errore della mia vita da tennista. Gettai alle ortiche Wimbledon”.

Accadde l’impensabile. L’equilibrio della partita cambia improvvisamente a favore di Dupre. L’americano vince sei giochi di fila e chiude il secondo set. La partita rientra nella parità assoluta. Il terzo set è vinto da Panatta al Tie Break mentre nel quarto Dupre pareggia il conto per 6-4 trascinando il romano al quinto set. Un quarto set che Panatta non avrebbe mai dovuto perdere.

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Quinto ed ultimo set. L’italiano era raro perdesse match finiti al quinto. Ma Pat Dupre è ormai in stato di grazia. Nella testa di Panatta riaffiora il ricordo del secondo set, dilapidato dopo essere stato avanti per 4-1. I colpi sono meno ficcanti e le volee spesso finiscono o in rete o lunghe. L’essenza del tutto è un calo di prestazione che conduce Dupre alla vittoria dopo 3 ore e 28’ di match. “Che rimpianto – avrebbe raccontato Panatta ai nipoti – inserisco questa sconfitta al primo posto nella mia personale classifica delle sconfitte più brucianti. Sono certo che avrei potuto conquistare i Championships in quel lontano 1979. Quel calo di tensione oscurò il mio rendimento e persi una grande occasione”. Era il 3 di luglio dell’anno 1979. Quel match terminò alle 19,53 di Londra, le 20,53 ora italiana. La diretta Rai sul più bello fu interrotta per trasmettere il telegiornale delle 20. Poi qualche dirigente nazionale probabilmente appassionato di tennis fece inserire una finestra in sovrimpressione per continuare a far seguire ai telespettatori le fasi finali e cruciali dell’incontro. Cose italiche. Amarcord.

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