Non si era conclusa, ieri, la semifinale tra lo scozzese Andy Murray e il serbo superfavorito del Roland Garros. Quando tutto sembrava ormai compiuto due condizioni si sono verificate simultaneamente: un lieve calo di Novak Djokovic e un’impennata di resistenza di Andy. I due fattori uniti hanno portato la partita al quarto set. Lo scozzese sfruttava l’unica palla break che era riuscito ad acciuffare fino ad allora e chiudeva la terza partita per 75. Il gioco sarebbe stato poi interrotto a causa della pioggia e di un violento temporale imminente. Nel quarto set, addirittura, il più fresco sembrava Murray, con Djokovic in affanno e visibilmente affaticato. Se infatti si vuole cercare di trovare qualche imperfezione nel gioco del serbo non rimane che guardare a qualche suo calo periodico durante gli incontri e alla relativa poca resistenza al caldo. Quest’ultimo problema lo ha sempre avuto e le prime volte è stato reso evidente dalla particolare calura australiana di qualche anno fa. Negli anni Djokovic è riuscito a migliorare la sua resistenza alle condizioni climatiche particolarmente calde, ma, com’è accaduto ieri al Roland Garros, il pericolo di una giornata con il termometro in salita e in grado di fiaccarne la resistenza nonché di annebbiare la lucidità del serbo è sempre abbastanza probabile.
Alla ripresa, oggi, Andy Murray partiva bene effettuando un break decisivo che gli consentiva di chiudere il quarto set con il punteggio di sette a cinque. La prima impressione è stata che il riposo notturno non avesse favorito eccessivamente Djokovic, il quale avrebbe probabilmente sofferto di più il recupero dello scozzese se si fosse verificato interamente nella giornata di ieri.
Ma il gioco della sincronia degli gli alti e dei bassi che è avvenuto tra i due giocatori metteva Murray nella svantaggiosa situazione di avere un avvio di quinto set poco tonico. Dall’altra parte del campo, invece, la notte di riposo si vedeva e permetteva a Djokovic di andare avanti subito di un break, in avvio di quinto set. Su un errore del giudice di linea, che chiamava fuori una prima vincente sulla riga di Murray, un ulteriore opportunità per strappare il servizio allo scozzese si presentava a Novak, il quale non se la faceva sfuggire, giocando in aggressione il punto ripetuto. In questo modo Nole metteva una seria ipoteca sulla partita. Con il punteggio di 63, 63, 57, 57, 61 il serbo ha conquistato la finale del Roland Garros 2015, che lo vedrà opposto allo svizzero Stanislas Wawrinka.
Lo svizzero domani avrà un giorno di riposo in più sulle gambe ma il pronostico pende ancora dalla parte di Djokovic. La vittoria dell’unico Grande Slam che manca al serbo è ora a solo una partita di distanza. Un’eventuale vittoria domenica lo metterà in condizione, inoltre, di rimanere in corsa per completare un grande slam che nella storia del tennis manca dal 1969 quando Rod Laver vinse tutti e quattro i tornei dello slam nell’arco di un anno solare.
Un ulteriore aspetto che depone a favore di Djokovic è la sua straordinaria somiglianza fisica con Bill Tilden, tennista degli anni 20. L’americano ebbe un ostacolo in più davanti a sé che gli impedì di compiere l’impresa di vincere tutti e quattro i tornei dello slam: le lunghe e faticose trasferte in nave per raggiungere sia l’Australia che l’Europa le quali di fatto limitarono le sue partecipazioni a questi tornei. Se Nole a settembre dovesse riuscire nell’impresa colmerebbe la lacuna che vede solamente due tennisti dai capelli rossi essere stati in grado di raggiungere l’obiettivo del grande slam di cui si scrive tanto. Dopo la straordinaria annata del 2011, quella di quest’anno sembra far aleggiare nel mondo del tennis il fantasma di Bill Tilden, il quale reclamerebbe, per interposta persona, i titoli che non riuscì a conquistare in vita. Questa è la visione poetica e letteraria; quella scientifica, non meno affascinante, è che alcune caratteristiche fisiche ben precise permettono di esprimere un tennis di alto livello, di conseguenza coloro che hanno determinate particolarità, somiglianze, equivalenze dei tratti e delle strutture si ritrovano con frequenza ai vertici del tennis mondiale.
Ma ovviamente è prematuro parlare di grande slam, quando c’è ancora da giocare la finale. E poi gli spettri fanno paura. Speriamo non terrorizzino Nole. (1150)