Quando la vittoria chiama, Serena risponde: Serena Williams conquista Parigi per la terza volta in carriera al termine di una finale dall’andamento altalenante, iniziata all’insegna della numero uno del mondo, che per un set e mezzo non ha lasciato scampo a Lucie Safarova e che, dopo una fiammata della ceca tra la fine del secondo e l’inizio del terzo set, è terminata ancora nel segno della solidità di Serena. Ne è risultato un combattuto 6-3 6(2)-7 6-2 in favore della statunitense, che ha posto così il sigillo su due settimane abbastanza complicate, funestate da qualche acciacco fisico (che l’hanno costretta in alcuni giorni perfino a non presentarsi in sala stampa) e quindi ad esprimersi molto al di sotto del suo potenziale, soffrendo contro avversarie sulla carta battibilissime. Grande invece la delusione della Safarova, arrivata a questa finale dopo due settimane di grande tennis, in cui ha ottenuto gli scalpi di giocatrici del calibro di Maria Sharapova ed Ana Ivanovic, e costretta oggi in avvio al semplice ruolo di comprimaria e con il rammarico di non aver capitalizzato il vantaggio di 2-0 nel set decisivo.
La Williams si è presentata oggi sullo Chatrier con il conforto dei precedenti, assestati su un pesantissimo 8-0 in suo favore: l’ultimo scontro, risalente al torneo di Pechino 2014, aveva visto Serena imporsi in tre set (6-1 1-6 6-2), mentre le uniche due partite su terra si erano giocate a Charleston in due anni consecutivi ed in entrambe la statunitense aveva dilagato, concedendo nel primo caso solo un game (finale 2012, 6-0 6-1) e cinque nel secondo (quarti 2013, 6-4 6-1).
Anche la partita di oggi sembrava essere destinata a non avere storia: dopo appena due game interlocutori, la Williams ha strappato il break nel quarto gioco, issandosi sul 3-1. E’ stato questo l’unico scossone di un set in cui qualsiasi velleità della ceca è stata annullata dalla solidità di Serena, che ha dato ampia prova di saper reagire al meglio alle insidiose soluzioni mancine della giocatrice di Brno. La sola soddisfazione della Safarova è stata annullare un set point nell’ottavo gioco, prima di cedere la prima frazione per 6-3 dopo appena 31 minuti di gioco.
Rischiava di essere ancora più netto il risultato del secondo parziale, partito subito in salita per la giocatrice ceca, che ha ceduto per ben due volte la battuta già in avvio e si è ritrovata sotto per 1-4. A fare e disfare, nel bene e nel male, è stata sempre Serena, che nel sesto gioco si è resa protagonista di un turno di servizio sciagurato (con ben tre doppi falli all’attivo), consegnando così su un piatto d’argento il controbreak che ha permesso alla ceca di continuare a sperare. Il momento no della numero uno del mondo è continuato nell’ottavo game, con un nuovo turno di battuta ancora una volta ceduto con un doppio fallo, che ha consegnato alla Safarova il 4 pari. Grande lotta anche nell’undicesimo game, in cui la Williams ha messo a segno un imprendibile tracciante di rovescio e ha strappato il break che l’ha mandata a servire per chiudere: chi però aveva scommesso su una semplice passerella per Serena è rimasto deluso, visto che la Safarova, messa alle strette, ha giocato un game perfetto, uscendo dal cilindro tre traccianti lungolinea che le hanno consegnato l’ennesimo controbreak e quindi il giusto tie-break. L’extra-gioco è cominciato nel segno della Safarova, subito scappata sul 4-1. Non pervenuta la reazione della numero uno del mondo, che è apparsa succube di un’avversaria ormai in completa trance agonistica, finendo col cedere il tie-break per 7 punti a 2.
Il buon momento della Safarova è continuato nel terzo set, che l’ha vista subito in vantaggio per 2-0. Stavolta però non è mancata la reazione della numero uno del mondo, che si è subito ripresa il maltolto, prima impattando sul 2 pari e poi addirittura mettendo la testa avanti e passando a condurre 4-2. Da questo momento in poi il set si è trasformato in una facile passerella per la Williams fino all’ottavo game, in cui la numero uno del mondo ha dato il colpo del ko ad una Safarova ormai demotivata, ottenendo il break che le è valso il 6-2 e la corona del Roland Garros.
Come detto, il titolo di oggi rappresenta in terzo sigillo parigino per Serena (dopo quelli del 2002 e del 2013) e, cosa ancora più importante, il 20esimo trofeo Slam in bacheca e il 67esimo titolo della carriera. Onore alla Safarova, cui resta la soddisfazione di aver giocato la prima finale Major della carriera e che da lunedì potrà godersi il meritato ingresso nella top ten, visto che salirà alla settima posizione mondiale.
Iolanda Gambuzza
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