CORREVA L’ANNO 1989
I MAGHEGGI DI CHANG CONTRO LENDL? ISPIRATI DA AGASSI…
Di Paolo Rossi
PARIGI – Essere un appassionato di Tennis non significa solo conoscere i top ten del momento ma scoprire i giocatori dei decenni andati che hanno lasciato un segno indelebile in questo sport. Un buon archivio video fornisce la possibilità di ripercorrere attimi di gioco diventati storia.
L’edizione del 1989 del Roland Garros fu conquistata da un tennista americano di appena 17 anni: Michael Chang. Il suo percorso nel tabellone del torneo diventò memorabile fin dagli ottavi di finale quando affrontò il numero 1 del mondo Ivan Lendl, già vincitore di 3 edizioni del Roland Garros. Il cecoslovacco era il favorito di lusso per l’ennesima vittoria nella tappa Slam del Bois de Boulogne. Approdato al quarto turno senza perdere nemmeno un set, Lendl pareva destinato ad un successo scontato. Eppure in quel match accadde qualcosa di inaspettato. Chang fino ad allora non aveva impressionato gli addetti ai lavori della terra rossa, anche se aveva eliminato al terzo turno Pete Sampras, in quel frangente tuttavia un giovanissimo ancora anonimo. Fisico minuto e senza eccessi di potenza soprattutto al servizio, Chang aveva nell’anticipo di palla e nel piazzamento rapidissimo delle gambe le doti migliori. Lo stesso Ivan Lendl aveva fatto notare dopo un esibizione disputata l’anno precedente proprio con Chang che il giovanotto non aveva nessun colpo fondamentale in grado di creargli problemi. L’avvio di quell’ottavo di finale sembrò testimoniare la profezia arrogante di Lendl il quale mette in saccoccia le prime due partite con un metodico ed identico punteggio: 6-4. Chang tuttavia non molla e complice qualche distrazione del cecoslovacco guadagna la terza frazione per 6-3. Alla maggior parte del pubblico presente sul campo centrale sembra il set dell’onore per il 17enne, il premio di consolazione prima di arrendersi al campione, anche perché il cino americano comincia a mostrare segni di stanchezza inequivocabili. Qualcuno ipotizza di lì a poco un abbandono della lizza, tanto Chang appare privo di energie. Invece succede l’impensabile. L’americano modifica totalmente i propri schemi ed inizia a sollevare la palla con traiettorie ad arco profonde su ogni scambio con lo scopo di azzerare la regolarità di Lendl. La strategia porta buoni frutti perché il cecoslovacco abituato ad impattare sotto la spalla e ad imprimere un ritmo elevato al palleggio è costretto ad allontanarsi dalla linea di fondocampo e a sollevare a sua volta per evitare di sbagliare. È qui che l’inflessibilità di Lendl comincia a scricchiolare ed è evidente che non prende di buon occhio quanto sta accadendo. Il tutto appare come una sorta di burla irriverente nei suoi confronti. Fatto sta che Chang riesce ad allungare il match vincendo anche il quarto set sempre per 6-3.
L’insofferenza di Lendl aumenta a dismisura e più questa irritazione è palese tanto più Chang esaspera il suo caracollare sul terreno di gioco. Tra un punto e l’altro si ferma spesso a bere acqua a litri sull’angolo del campo, poi si accoscia piegando le gambe in attesa del servizio avversario. La strategia per rodere la pazienza del grande campione. La goccia che scava la pietra.
La partita conclusiva diventa l’ennesima messa in scena della sfida tra il minuscolo Davide ed il gigante Golia. Subentra l’importanza del fattore psicologico e pare incredibile che un giocatore navigato come Lendl cada nei tranelli tesi dal giovane nemico. Tutto viene esasperato fino all’eccesso. Una pausa per ragioni fisiologiche richiesta da Chang si allunga a dismisura con Lendl lasciato in solitudine sulla sua panchina. La ripresa del gioco manifesta la rabbia che monta nel cecoslovacco ogni qual volta lo statunitense inventa qualche colpo assurdo. Nel frattempo il pubblico del Philippe Chatrier è passato tutto dalla parte di Chang.
Fu nei cambi campo di questo storico quinto set che “Michelino” cominciò a consumare – in piedi – banane a iosa. Se si fosse seduto crampi e fatica lo avrebbero travolto. Così gli zuccheri semplici, il potassio e altri oligoelementi contenuti in questo frutto divennero un’ancora di salvezza e sortirono un effetto quasi magico. Di certo da quell’attimo il consumo di banane subì un picco esponenziale soprattutto tra i tennisti dilettanti, convinti di poter alzare il livello delle loro prestazioni solo mangiando banane. Pura illusione.
Nell’ottavo game del quinto set, sul punteggio di 4-3 e 15-30 e servizio a favore, Chang compie il “magheggio” più originale del match. Serve da sotto con un improvviso cucchiaio. Lendl è colto di sorpresa, risponde alla meno peggio e si trova costretto a scendere a rete, ma stecca in pieno la volee successiva sul fendente passante tirato di dritto dall’americano. “Scherzo cinese” definì Giampiero Galeazzi il cucchiaio dello statunitense ai microfoni della Rai. Gli ultimi pezzi della mente di Lendl si frantumano in quell’istante. Lo score va 30 pari e poi 5-3 per Chang.
Michael Chang ha ricordato di recente questo clamoroso servizio dal basso: “Facevo una gran fatica a tenere i miei turni di battuta e quando cominciai ad avere i crampi alla fine del quarto set, semplicemente non riuscivo più a servire normalmente. La mia battuta viaggiava a 65 miglia orarie e non riuscivo nemmeno a piazzarla dove volevo. Infatti, facevo più fatica a tenere il mio servizio che a realizzare un break. Quindi, in quella circostanza e sotto per 15-30 ho pensato di fare qualcosa di diverso. Andre Agassi lo faceva spesso quando giocavamo da under 12 (nel 1989 cinque anni prima ndr) e così mi tornò in mente in quel frangente e semplicemente lo giocai così. così. Credo, per qualche ragione, che fu quella la vera svolta dell’incontro”.
La sfida terminerà poco dopo in maniera emblematica con un ultimo punto che diventa la fotografia dello stato mentale in cui era precipitato il sempre più rigido Lendl. Il cecoslovacco è sotto 3-5 e va al servizio nel tentativo di rimanere in partita. Ma in fretta si ritrova sul 15-40, con una doppia “balle de match” da difendere.
Anche questo attimo ispira a Chang un nuovo “magheggio”. Sulla palla seconda di Lendl, Michael si piazza ad un passo dal rettangolo di battuta. L’esasperato cecoslovacco protesta verso l’arbitro chiedendo di far ottemperare alle regole del gioco il suo avversario. Ma le regole non dicono di non collocarsi così vicino alla linea del servizio per rispondere alla battuta. È palese che ormai lo scontro è guidato da azioni sottili e beffarde, trappole su cui Lendl si invischia fino a non saperne più uscire. La seconda palla di servizio lascia la racchetta di Lendl, colpisce il nastro e rimane dalla sua parte. Oltre alla beffa il danno. Su quel doppio fallo ricevuto in dono Chang si sdraia sul campo conscio di aver ottenuto una vittoria che poche ore prima sembrava impossibile.
Sullo slancio di questo successo l’americano vinse poi nei quarti contro l’haitiano Ronald Agenor 6-4, 2-6, 6-4, 7-6, in semifinale sconfisse il russo Andrei Chesnokov per 6-1, 5-7, 7-6, 7-5 ed in finale batte in cinque set l’altro favorito Stefan Edberg col punteggio di 6-1, 3-6, 4-6, 6-4, 6-2, conquistando a 17 anni il suo primo ed unico torneo Grande Slam della carriera. Una sorta di miracolo da “magheggio”. Ispirato da Agassi.
(2006)