Stefano Semeraro per “La Stampa”
Un politico delle Canarie chiede al Consiglio superiore dello sport di sanare la polemica fra tennisti iberici e la nuova capitana di Coppa Davis Gala Leon: loro non la vogliono, lei non intende darla vinta ai ‘machisti’. Ma il tennis è davvero uno sport maschilista? Il ‘femminista’ Murray non la pensa così.
Il tennis è uno sport sessista, o peggio ancora “machista”? Qualcuno in Spagna lo pensa tanto che la faida tra i giocatori e la nuova capitana di Coppa Davis, Gala Leon, è approdata addirittura in Senato. L’antefatto: in seguito alle dimissioni di Carlos Moya la federtennis spagnola qualche settimana fa ha deciso di nominare al suo posto la Leon, n.107 del ranking rosa nel 2000 e da tempo dirigente federale. Apriti tennis: la scelta di una donna ha scontentato tutti (o quasi) i tennisti spagnoli – in otto (Nadal e Ferrer però non c’erano) la scorsa settimana le hanno chiesto di dimettersi – e si è attirata le critiche decise di Toni Nadal, lo zio-coach del n. 3 del mondo. «Non sono machista – ha spiegato zio Toni – ma forse antiquato sì: penso che la nomina di Gala sia un problema perché dovrà condividere lo spogliatoio con una squadra maschile. Non mi sembra ci sia nulla di offensivo». Gli otto ribelli “maschilisti” – Robredo, Verdasco, Feliciano e Marc López, Granollers, Bautista, Marrero e Carreño – da parte loro sostengono (non a torto) che nessuno li ha consultati e che ci sarebbero stati nomi più adatti all’incarico. Gala Leon ha replicato piccata che a dimettersi non ci pensa neppure: «quanti allenatori maschi ci sono nel circuito femminile? La maggioranza, direi. E non è certo un problema». Fatto sta che Narvay Quintero, senatore della Coaliciòn Canaria iscritto al gruppo misto del Senato spagnolo ha invitato il Consiglio superiore dello sport spagnolo a mediare fra le parti per «porre fine per il bene dello sport spagnolo ad un contenzioso (…) e a una polemica nella quale sono stati fatti commenti sessisti inaccettabili». Il Consiglio ha 21 giorni per esprimersi, in caso di melina Quintero ha fatto sapere che porterà il presidente del CsD Miguel Cardinal davanti ad una commissione parlamentare. Ora, che nel tennis esistano residui di maschilismo è vero: lo dimostrano certe battutine di Ernests Gulbis («le donne devono stare a casa a badare ai figli, non fare le tenniste») e soprattutto il caso del Presidente della federtennis russa, Shamil Tarpishev, che per la sua ironia becera sulle sorelle Williams (per lui «fratelli») si è beccato una squalifica di un anno della Wta e ha dovuto giustamente chiedere scusa. Qualche sorrisino quest’anno ha accolto anche la decisione di Andy Murray di ingaggiare una donna-coach, l’ex n.1 del mondo Amelie Mauresmo, ma in uno sport dove si è ormai raggiunta la parità dei montepremi e Maria Sharapova e Serena Williams sono star strapagate e riconosciute al pari di Federer e Nadal, agitare lo spettro del sessismo pare un filo esagerato. Lo ha riconosciuto lo stesso Murray, sicuramente il più ‘femminista’ dei tennisti: «Nessuno in Spagna è stato consultato. Indipendentemente dal fatto che il prescelto fosse uomo o donna, la faccenda dimostra che c’è stata una mancanza di comunicazione fra federazione e giocatori spagnoli». La voce del buonsenso, che al di là del ‘politicamente corretto’ andrebbe sempre ascoltata. Sia in campo, sia nelle aule politiche.
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