da eurosport.it
New York – Aryna Sabalenka supera Jessica Pegula nella finale femminile: 7-5 7-5 il punteggio che regala alla bielorussa il primo titolo a New York, il secondo slam dell’anno ed il terzo in carriera. Pegula lotta, torna sotto, va a servire per il secondo set, ma lì subisce il rientro della giocatrice alla fine più forte negli slam da due anni a questa parte.
Finale tirata. Finale schizofrenica nell’andamento del punteggio. Ma alla fine anche partita vinta dalla giocatrice che, nonostante tutto, ha dato la sensazione di essere più forte. Un anno dopo la sconfitta contro Coco Gauff, Aryna Sabalenka si prende la rivincita contro Jessica Pegula conquistando il suo primo titolo US Open, il suo secondo slam stagionale dopo Melbourne, il suo terzo major della carriera. La bielorussa si impone per 7-5 7-5. Un punteggio frutto di una partita chiaramente molto lottata; di un match dove Sabalenka ha avuto spesso in mano il pallino del gioco, ma dove altrettanto spesso – vedasi poi i finali dei rispettivi parziali – ha rischiato che fosse la sua avversaria a prendere l’allungo buono. Sabalenka infatti ha salvato una palla break sul 5-5 del primo set, così come ha rimontato da 4-5 sotto nel secondo, quando Pegula sembrava aver girato a sua volta una partita che solo una ventina di minuti prima appariva ormai come conclusa. Alti e bassi insomma da parte di entrambe, per un pathos comunque che non è mancato agli spettatori di un Arthur Ashe completamente esaurito. Certo, a New York il tifo era chiaramente per Pegula. Sabalenka però ha chiuso con merito una stagione slam che da due anni ormai la vede protagonista assoluta di questa superficie. Titolo in Australia nel 2023. Finale qui lo scorso anno. Titolo in Australia quest’anno. E titolo oggi. Tre slam su quattro in bacheca e una sconfitta in finale, per un parziale complessivo sul cemento, da due anni a questa parte, che recita per Sabalenka un emblematico 27-1 in suo favore. Insomma: la notizia a New York è che alla fine ha vinto la più forte.
La partita
Partite entrambe con il medesimo piano tattico – grande aggressività in risposta per prendere il controllo dello scambio – la prima a rompere l’equilibrio era stata immediatamente Pegula. A impedirne però l’allungo fin sa subito Sabalenka, chiaramente tennista superiore – se centrata – in un braccio di ferro con questo tipo di trama. Una bielorussa capace così di scappare subito fino al 5-2, ma da quel momento in poi fermata sia dalla volontà di Pegula di non arrendersi su ogni singolo scambio che, sul piano tattico, da un’evidente discontinuità del suo tennis. Sabalenka infatti ha alternato picchi di grazia a bassi evidenti, questi ultimi manifestatisi proprio nel finale di primo set. E così, Pegula, già nel primo set, non solo rientrava fino al 5-5, ma aveva anche una chance per strappare il servizio e andare così a servire per chiudere i conti del primo parziale. Opportunità, quest’ultima, cancellata però da Sabalenka. E così, proprio in quel momento, cambiavano di nuove le cose, per l’inizio di quel ‘rollercoaster’ che è stato effettivamente questa finale. A strappare il servizio sul più bello Sabalenka. Un 7-5 che sembrava la ‘mazzata’ alla partita.
Sì perché la giocatrice più forte e quella che aveva vinto il primo set, era partita a tutta anche nel secondo. Dall’altro una Pegula demoralizzata e un po’ alle corde: 3-0 Sabalenka e palla del 4-0. I cronisti già pronti coi titoli non potevano però pensare a una nuova inversione di tendenza che sarebbe arrivata da proprio in quel momento.
Da quella palla del doppio break salvata infatti, Pegula infilava 5 giochi consecutivi totalmente impronosticabili per ciò che fin lì era stato l’andamento del set; con l’americana a sciorinare un bel tennis e la Sabalenka, di nuovo, a vedere i fantasmi. Sotto 3-5, la bielorussa, ha però ritrovato se stessa, apportando l’ultimo – e definitivo – cambio di proprietà di questa finale. In primis in battuta e poi nel decimo gioco – probabilmente il migliore della sua intera partita – che rimetteva così il match sul 5-5. A quel punto, a risentire del nuovo contraccolpo psicologico, Jessica Pegula. Di fronte, per altro, una Sabalenka liberata da tutti i fantasmi e più concreta nello sviluppo del suo tennis. E così il break finale – e insieme a quello il titolo – è diventata una conseguenza di fattori a quel punto delineati piuttosto chiaramente.
Vince dunque Aryna Sabalenka, confermando così il favore del pronostico della viglia e quello di questa finale; e lo fa probabilmente dimostrando, al di là di tutti i limiti appena raccontati, quanto il suo valore su questi campi sia superiore a quello delle altre: il terzo slam della carriera, il secondo della stagione e un successo che legittima forse ciò che in questo momento non dice la classifica. Sabalenka resta n°2 del mondo dietro Swiatek, ma dalla finale della polacca vinta qui nel 2022, la Swiatek fuori dalla terra rossa di Parigi non ha mai più fatto nemmeno una semifinale nei major; Sabalenka, invece, è stata tra le prime quattro in tutti i tornei giocati nel medesimo arco temporale. Insomma, non lo dice la classifica, ma lo affermiamo noi senza troppi timori: in questo momento, la giocatrice più forte del mondo, nei quattro tornei più importanti, è la bielorussa.
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