Fonte : Piero Valesio, Tuttosport
Dipende. Da che dipende aggiungerebbe Jarabe de Palo se si trattasse di una canzonetta. Dipendere è un verbo particolare. Da un lato indica, per l’appunto, dipendenza, ovvero impossibilità più o meno elevata di scegliere. Dall’altro indica una possibilità, una porta aperta: cioè la possibilità di scegliere. Dice Daniele Bracciali via Skype a Manlio Bruno, il commercialista di Beppe Signori che stava tentando di istruire una italica scommessopoli nel tennis: «Di solito offrono 50 (probabilmente 50.000 euro: al fine di taroccare la partita contro Jenkins a Newport nel 2007 ndr) però dipende». A ben vedere è propria quel «dipende» che sinistramente è emerso dalle intercettazioni della Procura di Cremona che sta indagando sulle scommesse clandestine, a lasciare tristemente di stucco chi ancora crede che lo sport (e il tennis in particolare) sia cristallino e trasparente con solo qualche mela marcia vagante (anzi: cadente) che rovina l’armonia del tutto. Quel «dipende» sa di consuetudine, di prassi più volta percorsa, di una porta chef’ possibile aprire senza nemmeno troppo sforzo. Mesa Daniele Bracciali avrà bisogno di un collegio di difesa assai accorto per tirarsi fuori dai guai. E con lui gli altri toccati o sfiorati dall’inchiesta di Cremona: Polito Starace innanzitutto.
Perfino Mara Santangelo, già vincitrice di un Roland Garros in doppia poi sfortunata protagonista di una via crucis a causa di un piede mal curato, ed infine grande devota di Medjugorje e apprezzata narratrice del suo cammino di Fede. La Santangelo, nelle intercettazioni non è mai tirata in ballo direttamente: gli intercettati malavitosi parlando una certa «Mara» che è rotta nel fisico ed è a quel punto che vengono i brividi A questa Mara la cricca avrebbe dovuto consegnare un telefono “anonimo” ove essere contattata senza rischi espliciti di essere intercettata, assieme ai tre, con annesse tre schede, a Polito Starace che secondo Bruni era stato acquisito alla causa. Certo vale la presunzione di innocenza: un contro è essere indagati un conto è essere riconosciuti colpevoli di frode. Ma la situazione degli indagati è delicatissima. E non provochi il sorriso il fatto che Bracciali e Starace stanno giocando in questi giorni assieme il doppio al torneo di Mosca (città riconosciuta come una delle centrali della scommesse clandestine) e ieri hanno pure vinto.
Lo sa anche la Federtennis che ieri ha chiesto di acquisire gli atti suoi propri tesserati e diffuso un comunicato duro: «Se l’inchiesta dovesse confermare quanto sembra trasparite dalle intercettazioni pubblicate dai giornali si tratterebbe di illeciti da considerare gravissimi e intollerabili anche se, a differenza del calcia commessi nell’ambito di eventi internazionali, dunque non organizzati né gestiti da noi. Visto il danno d’immagine arrecato al tennis italiana la Fit si dichiara fin d’ora parte lesa dagli eventuali reati commessi sia da propri tesserati sia da terze persone». Parole che sanno di evidente e forte presa di distanza da tutti quelli che si sono sporcati le mani in questo lerciaio. Siamo solo all’inizio di questa triste storia Ma il desiderio che Quinzi, Donati, Napolitano, Baldi e tanti altri crescano in fretta e ce la facciano scordare, questa storia, è forte. (1033)