(Foto AELTC)
da supetennis.tv
Wimbledon – L’ultima scena è diversa, ma rivedere Matteo Berrettini protagonista sul Centre Court di Wimbledon ci ha riportato indietro nel tempo… a un paio di stagioni fa, alle emozioni indelebili della finale più prestigiosa della storia del tennis italiano. I volti tesi del team, l’orgoglio della famiglia, gli applausi convinti degli appassionati e gli incoraggiamenti in italiano (‘daje martello’ e ‘spacca tutto Mattè’ sul Centre Court davvero non li avevano mai sentiti prima) rendono speciale il match di ottavi di finale che il tennista romano ha disputato contro il numero 1 del mondo. Un risultato che sembrava solo utopia appena otto giorni fa: “Sono fiero di quel che ho fatto per mille motivi – ha dichiarato nel corso della conferenza stampa post match – , ovvio che a fine carriera guarderò a questo torneo come ad un quarto turno ma credo che ci sia qualcosa di più. Per come sono riuscito a forzarmi in una situazione che in un altro momento avrei vissuto sulla difensiva e perché ne sono accadute veramente tante. Ero in un limbo e alla fine ho deciso di spingere sull’acceleratore e ne sono fiero. Tutto mi diceva di fermarmi, non avevo certezze, non avevo fiducia, non avevo match sulle gambe, il fisico non si sa dove fosse…. sarebbe stato più facile stare casa e invece ho scelto la strada più difficile e questa è la cosa di cui vado maggiormente fiero e che sarà importante anche per il futuro”. Il match con Carlos Alcaraz, soprattutto dopo un impeccabile primo set, ha evidenziato i limiti nella tenuta e nella preparazione di Matteo, limiti che lo spagnolo ha saputo prontamente azzannare: “Stavamo giocando bene – l’analisi dell’azzurro – , ero molto felice di essere lì ma sentivo anche di essere entrato nelle fasi salienti del torneo e mi è venuta un po’ di smania. L’ho gestita meno bene rispetto ai turni precedenti e merito è stato suo, per il livello che ha espresso, per come ha risposto, per come ha servito e, soprattutto, per la capacità di giocare i punti importanti. C’è stato un momento in cui mi sono leggermente distratto, e ho preso il primo break. Carlos ti mette sempre nelle condizioni di giocare al limite e lì ho sentito che avevo perso un po’ di efficacia con il servizio”. Per Berrettini si chiude così una edizione di Wimbledon molto particolare, in cui dubbi e paure hanno lasciato spazio alle sue qualità di uomo e di agonista. E adesso?: “Adesso è difficile pensare alla programmazione – conclude – questo torneo è andato bene, oltre le mie aspettative, ma adesso prenderò qualche giorno per riflettere, riposarmi e per capire quali sono le priorità. Quando sto bene so di poter dire la mia a questi livelli… ma la cosa principale è stare bene e i tornei da giocare ci saranno sempre”. (1699)