Il killer set: la bellezza sportiva della formula tre su cinque

Il quinto set, nella formula dei tre set su cinque, è di fatto un set killer. Due giocatori arrivano a giocarlo quando l’equilibrio fisico, tecnico e tattico si è protratto per molto tempo. È la partita della rottura dell’equilibrio, ma è anche qualcos’altro: è una forma di assicurazione contro gli imprevisti, la sfortuna, le accidentalità. Le qualità ed il proprio allenamento tecnico, atletico e tattico hanno maggiori opportunità di essere espressi se il tempo di gioco si prolunga, ma il tempo di gioco, nel tennis si prolunga se si ha la tenacia di prolungarlo, perché la durata di una partita non è stabilità.

“La vittoria appartiene ai più tenaci” è la scritta che campeggia sul Philippe Chatrier al Roland Garros.

Il quinto set assicura che niente è perduto se si ha la fermezza di perseverare e di credere nelle proprie possibilità, nelle proprie qualità. Il quinto set garantisce con buonissime probabilità che il giocatore migliore abbia successo. Tenuta, fisica e abilità tecniche si vedono meglio alla distanza, pertanto i favoriti hanno maggiori probabilità di portare a casa la partita, questo perché di solito i favoriti sono giocatori migliori. (76, Il vantaggio dei cinque set).

Il quinto set conferisce, però, anche un’opportunità ai giocatori sfavoriti di esprimere e mettere in mostra le proprie qualità al di là di quella che può essere un’opinione su di loro formatasi in modo errato o a causa di circostanze particolari.

La vittoria appartiene ai più tenaci. Nel tennis la tenacia è la costanza e la perseveranza nell’esecuzione del gesto tecnico, atletico e tattico e senza competenze non si può essere perseveranti in un’azione che le richiede. Al quinto set la vittoria appartiene ai più competenti che con tenacia perseverano.

Ma il quinto set è anche qualcosa di altro. È anche emozioni, passioni: gioie e delusioni, speranze e frustrazioni. Esultanza e rammarico si alternano, si mischiano, ritornano e svaniscono, perché quando la competenza e la tenacia di due atleti sono simili l’equilibrio del tennis e della competizione si fonda sull’incertezza. È un equilibrio instabile.

Non sappiamo chi vincerà, chi la spunterà, né come, né quando, né in che circostanze di gioco. In questo senso il quinto set è una cosa il suo contrario: garantisce la vittoria del migliore ma quando i valori sono vicini garantisce incertezza ed emozioni. Lo spirito della formula 3 su 5 è un vero spirito sportivo: garantisce la bellezza dello sport preservandone la natura. Il quinto set è una battaglia tra pari un concentrato di emozioni anche quando scivola via per un giocatore o per l’altro.

Questo Roland Garros ha già regalato diverse partite che sono finite al quinto set, tra rimonte due set sotto e andamenti più altalenanti. Prima su tutte è stata la bellezza della partita dell’italiano Vavassori che arrivato nel tabellone principale dalle qualificazioni ha vinto la sua prima patita in uno Slam di singolare in rimonta. Se si fosse trattato di una competizione 2 su 3 sarebbe stato eliminato. Al contrario Medvedev sarebbe ancora in corsa perché dopo tre set era in vantaggio 2 set a uno sul brasiliano T. Seyboth Wild che ha prevalso vincendo gli ultimi due set.

In particolare in questi primi turni il Roland Garros ha fornito fino ad ora la bellezza di ben 24 partite che sono terminate al quinto set e 14 di queste sono state vinte dal giocatore che era in svantaggio 2 set a 1 dopo i primi 3 set o che era addirittura in svantaggio di 2 se a zero. Il giocatore che sarebbe stato sconfitto nella formula 2 su 3 ha finito per prevalere in quella 3 su 5.

Anche se non si tratta di un campione statistico rappresentativo, il fatto che più della metà degli incontri che sono arrivati al quinto set siano stati vinti dai giocatori che sarebbero stati sconfitti con la formula di gioco breve è, credo, indice del fatto che la formula lunga riesce anche a far emergere valori atletici, emotivi, caratteriali e tecnici diversi. Forse non si tratta di un altro sport, come spesso si sente dire, ma sicuramente tende ad esaltare la bellezza del gioco perché richiede agli atleti qualità maggiori e diverse.

Se non fosse esistita ci saremmo persi incredibili finali, semifinali e quarti di finale che hanno fatto la storia del tennis e che hanno sovvertito il risultato 2 su 3. La bellezza del killer set è che spesso ribalta i risultati della formula 2 su 3.

Wimbledon finale. Novak Djokovic in rimonta si Roger Federer nel 2011 67(10),46, 63, 62, 75.

Us Open semifinale. John McEnroe su Jimmy Connors 1980: 64, 57, 06, 63, 76.

Wimbledon 1981, semifinale. Bjorn Borg su Jimmy Connors 1981: 06, 46, 63, 60, 64.

Roland Garros, 1984, Finale. Ivan Lendl vs John McEnroe: 36, 26, 64, 75, 75.

Us Open 1980, Quarti di finale. Bjorn Borg vs Roscoe Tanner: 64, 36, 46, 75, 63.

Wimbledon finale, 1982. Jimmy Connors vs John McEnroe: 36. 63, 67, 76, 64.

Purtroppo dobbiamo aggiungere la sconfitta di Jannik Sinner con Altmaier, anche questa avvenuta in rimonta al quinto set.

Ma dopo la delusione il divertimento e il piacere per la splendida rimonta di Lorenzo Sonego che vince su Rublev dopo essere stato in svantaggio per 75, 60 si impone con il punteggio di 63, 76(5), 63.

La bellezza di una formula che prende, concede ma regala emozioni uniche. (114)

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