Nadal, Federer, Djokovic: la vittoria è un cambio di paradigma

Equilibri e nuovi obiettivi.

La ridefinizione degli obiettivi da raggiungere è un mezzo che permette di ridurre le problematiche delle sconfitte. Le probabilità di successo aumentano con un cambio di concezione che non mette la vittoria come obiettivo finale da raggiungere.

Lo spostamento dell’attenzione verso la massima soddisfazione nel gesto atletico e nell’esecuzione tecnica come obiettivi principali svincola la prestazione dalla vittoria finale, la quale diventa una conseguenza dell’esperienza atletica, tecnica e di gioco. Vittoria e sconfitta divengono indici di riferimento e non dovrebbero essere nemmeno gli unici indici, tanto meno assoluti.

Le conseguenze di un fallimento vengono smussate perché sono inserite in un percorso come elementi connaturati e propedeutici per raggiungere il proprio scopo di crescita atletica personale.

Gli atleti professionisti sono valutati in base ai risultati, il metodo non può essere evitato per tenere classifiche e archivi storici, ma se a livello personale la vittoria non è considerata come principale obiettivo finale ma come una conseguenza, la sconfitta sarà liberata dall’associazione al fallimento. Sarà solo uno dei tanti indicatori dello stato di un percorso, e così la vittoria, la quale perderà, a sua volta, il valore emotivo assoluto di obiettivo raggiunto.

Una più stringente correlazione tra vittorie, sconfitte e propria realizzazione personale ha come rischio connaturato quello di associare il fallimento a se stessi come persone, invece di considerarlo un modo di valutazione del percorso atletico e tecnico intrapreso, a volte un addirittura un inconveniente o un semplice risultato.

La sconfitta viene sconfitta.

Cambiando l’obiettivo primario dal raggiungimento di determinati risultati (vittorie) alla creazione di una predisposizione ambientale e personale per raggiungere un’ottimale esperienza sportiva atletica e tecnica le conseguenze delle sconfitte vengono attenuate e le probabilità di successo aumentano.

La definizione chiara delle tappe di un percorso di crescita sono alla base di questo cambio di paradigma e ampliano le possibilità di sviluppo sia nei giovani che negli atleti avanzati. Questo permette di affrontare sfide sempre più complesse e spostare in avanti gli obiettivi abbassando i livelli di ansia da prestazione.

Essendo il tennis uno sport altamente tecnico questo si concretizza nel cercare di focalizzare l’attenzione il più possibile sull’esecuzione del gesto, evitando di rimanere emotivamente coinvolti dall’andamento del punto e della partita.

Focalizzati sulla tecnica e non sul risultato.

In uno sport in cui si deve indirizzare una pallina del diametro di 6,86 cm nel campo opposto i modi per sbagliare possono avere molteplici cause e non raramente può capitare di commettere errori anche se l’esecuzione tecnica è corretta.

Può altresì accadere di vincere dei punti commettendo errori tecnici, pertanto prendere la realizzazione del punto come unico riferimento può essere fuorviante, inibire la crescita o renderla incostante.

Un’eccessiva attenzione al risultato, la ricerca della vittoria ad ogni costo, considerarla l’obiettivo principale e l’unico metro dell’apprendimento può portare ad una distorsione anche dell’equilibrio psicologico. Può creare frustrazione in caso di sconfitta e assuefazione in caso di vittoria. Al contrario concentrarsi sul raggiungimento di un’esperienza ottimale e piena, sia atletica che tecnica, riduce le conseguenze della sconfitta, aumenta le possibilità di vittoria e innesca un percorso virtuoso di crescita e sviluppo. (190)

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