Fabrizio Brascugli “Il Tennis Scientifico”
Guscio di noce
Nell’allenamento di oggi qualcosa sembrava sfuggire. Il braccio racchetta tendeva a chiudere in prossimità dell’impatto con la conseguenza che la pallina tendeva ad andare in rete. Le successive correzioni non avevano effetto. L’istinto in questo caso suggerisce di aprire il piatto corde verso il cielo con la conseguenza inevitabile di sbagliare in lunghezza, se si mantiene la stessa velocità di esecuzione. Non sempre l’istinto porta buoni consigli. Rallentare la velocità del braccio racchetta non era quello che cercavamo stamani, anche se, in determinate situazioni di gioco può funzionare per portare a cassa una partita per i capelli.
Alla fine è stato l’occhio di mio figlio che ha suggerito quello che accadeva. “Babbo la prendi troppo avanti”. Sì, colpivo troppo davanti con la conseguenza che il braccio iniziava già a chiudere per il semplice fatto che non può essere traslato in avanti, ma ruota su un punto; la rotazione più ampia è quella che avviene sull’asse della spalla, ma tentare di colpire troppo in avanti, senza essere arrivati bene con le gambe, comporterà che il braccio tenderà a chiudere e la pallina ad andare in rete. La successiva correzione comporterà il disastro in una competizione se non si hanno le idee chiare…
Sharapova fuori dal guscio
In questi casi è opportuno tornare al modello di riferimento. Il modello che abbiamo cercato di sviluppare in questi anni prevede un trasferimento dell’energia in fase di rotazione del corpo. La spinta rotazionale che parte dalle gambe si trasferisce al tronco che guida il braccio all’impatto.
Se accettiamo il modello come valido quattro sono le conseguenze: 1. Le gambe servono per arrivare bene sulla palla con una ricerca metodica; 2. Le gambe spingono in rotazione, non in avanti; 3. La spinta in rotazione non può prescindere da una spinta verso l’alto. Un po’ verso l’alto per ruotare. Si spinge per ruotare non tanto per avanzare. 4. Non c’è un vero e proprio trasferimento del peso in avanti, inteso in senso classico.
Una conseguenza è che la ricerca della palla deve essere ancora migliore, perché mancando una pura spinta in avanzamento al momento del colpo, l’assenza di uno spostamento in avanti fa sì che, nel caso in cui si è lontani dalla pallina, tenderemo a mandare il braccio in avanti per colpirla, ma il piatto corde chiuderà perché il braccio racchetta non può che ruotare sull’asse spalla e la spalla sta ruotando con il corpo.
C’è un’altra soluzione che si può prendere in considerazione: quella di non avere troppa fretta nel colpire e aspettare che la palla si avvicini un po’ di più a noi, in modo da evitare questa eccessiva ricerca in avanzamento. Come se un giocatore di baseball aspettasse un po’ la palla nella propria area di strike.
Questa è una delle maggiori difficoltà che un giocatore può trovare nei cambi di superficie, perché la velocità e il tipo di rimbalzo cambiano notevolmente e di conseguenza cambia il tempo di avvicinamento della pallina verso il giocatore. Timing!
Il cilindro
Se un tennista tende a ruotare sull’asse centrale del proprio corpo la propria area ideale di impatto è data dal cilindro che ha come raggio l’estensione del proprio braccio racchetta. Fuori da questo cilindro sarà necessaria una ricerca in avanzamento con il rischio aggiuntivo della perdita dell’equilibrio. Cercate di giocare nel vostro guscio di noce, perché la noce rappresenta l’area circolare di impatto ideale di ogni giocatore. Non forzate il vostro gioco, rimanete nel vostro guscio di noce. (1274)