(Foto Patrick Boren)
Fabrizio Brascugli
La scienza permette di fare previsioni
Ce ne sono molti nella storia del tennis di grandi giocatori con i capelli rossi Rod Laver e Donald Budge sono stati i primi e finora gli unici a completare il Grande Slam, ne sono seguiti di fortissimi. Jim Curier, John McEnroe, il più giovane vincitore di Wimbledon Boris Becker, Andy Murray ha riportato il titolo dei Championships in Inghilterra dopo che Fred Perry lo aveva conquistato 77 anni prima. Questi sono solo i più forti e non dobbiamo dimenticare Bobby Riggs, vincitore di un torneo di Wimbledon (1939) e di due US Open (1939, 1941).
Ce ne sono altri: il doppista Mark Wooodforde, Ernest Gulbis, Kyle Edmund, il belga David Goffin, vira sul rosso anche la chioma di Alexander Zverev. Ma il gene MC1R potrebbe essere presente anche in altri giocatori se si osservano lentiggini e occhi chiari, anche se non ci sono certezze in merito a questa correlazione. Si tratta di un gene recessivo che è considerato in via di estinzione.
Il giovane altoatesino Jannik Sinner è uscito vincitore dai tornei di Bergamo e Trento, con la vittoria bergamasca è diventato il più giovane italiano vincitore di un torneo Challenger. Poi il decollo con due titoli ATP 250, la finale al Masters 1000 di Miami e l’ingresso nella top-20 al n.19, ma 11esimo nella race la classifica che considera i risultati da inizio anno.
Le sue vittorie in giovane età sono il sintomo della presenza di un buon talento tennistico. Questo sembra fuori di dubbio. Potrebbe trattarsi di una semplice coincidenza, in fondo a livello scientifico non ci sono studi in merito, non ancora. Potremmo esser costretti a brancolare nel buio, affidarsi al concetto di mistero, oggi tanto acclamato. Darsi una spiegazione in forma religiosa, sospendere l’attività del pensiero e vivere felici affidandoci al fato. Allegria. Ma cercare di comprendere le cause dei fenomeni è una necessità della mente umana anche se non di tutte, quindi smettere di formulare ipotesi è innaturale, sintomo di poca curiosità. Ipotizziamo, rischiamo. Un’associazione non è necessariamente una correlazione. Le correlazioni vanno dimostrate, perciò la situazione nei tempi moderni dell’esaltazione dell’opinione, della doxa, diviene alquanto difficoltosa, considerato che si riesce a contestare anche teorie ormai accreditate come l’evoluzione; il dibattito sul clima ha assunto ormai i connotati del commento da bar dopo la partita della domenica. Prima di trovare una qualunque correlazione è necessario formulare un’ipotesi che dovrà essere vagliata. Ciò che si trova in rete non aiuta molto in questo caso: siamo sempre nel campo del non correlato, almeno non pienamente. Questo non impedisce però di mettere insieme indizi, notare particolari e valutare le ipotetiche conseguenze.
Non sappiamo con precisione se il numero di tennisti professionisti rispecchia le proporzioni del numero della popolazione dai capelli rossi che è all’incirca il 2% del totale, o se sono di più in proporzione, ci si riferisce solo a coloro che hanno il carattere manifesto, in quanto il gene è recessivo. Però di bravi ce ne sono diversi e ce ne sono stati, anche se il carattere sembra essere sulla via della scomparsa, come evidenziano recenti studi. Cosa ci si può aspettare da un carattere recessivo?
In più, non si colpisce la palla con i capelli, questo è chiaro, credo, a tutti i maestri di tennis, quindi dovremmo vedere se tale fenotipo è indice di caratteristiche che aiutano ad avere dei vantaggi quando si colpisce una palla, o quantomeno se, con una buona frequenza, è associabile ad altre peculiarità fisiche utili nel gioco del tennis. Un ulteriore passaggio che sembra complicare le cose ancora di più, ma forse solo a prima vista. L’ipotesi va valutata con attenzione e sottoposta, nel senso inteso dal filosofo Karl Popper, a prove di confutazione, ma prima va formulata in modo razionale. La condizione che un elemento sia indice di un altro non implica che esista un rapporto di esclusività tra l’elemento indice e quello indicato, ovvero certe caratteristiche possono essere presenti anche in altre persone, indipendentemente, in questo caso, dal colore dei capelli. Si tratta di un’informazione indicativa: con la presenza di un determinato elemento aumentano le probabilità della presenza anche di un’altra caratteristica. Siamo ormai nella scienza delle probabilità, da molto tempo. Pertanto avere i capelli rossi dovrebbe aumentare le probabilità che le persone abbiamo anche una o più caratteristiche fisiche che conferiscono dei vantaggi nel colpire una pallina da tennis. La domanda successiva è quella di chiedersi quali caratteristiche fisiche conferiscono dei vantaggi nel gioco del tennis. Ci sono alcune indicazioni che vengono in soccorso: Vita e costumi di Giulio Agricola è l’opera che fu scritta dallo storico romano Tacito nella quale descrisse la conquista della Britannia e nella quale descrisse anche le popolazioni del posto. Un particolare riferimento alle persone dai capelli rossi lascia traccia delle osservazioni dello storico, il quale costatò che le persone con rutilismo avevano anche dei grandi arti. “Rossi di capelli dai grandi arti”. Sembra anche che fossero venduti come schiavi a un prezzo maggiore, perché ritenuti più forti. Qui alcune informazioni scientifiche più moderne possono inserirsi fornendo quella che sembra essere una conferma delle acute osservazioni dello storico. I capelli rossi, associati ad una pelle chiara consentono una migliore sintetizzazione della vitamina D anche in condizione di poca luce solare come accade nelle aree del nord. Si tratterebbe di una coevoluzione avvenuta nelle aree del nord con l’effetto di prevenzione del rachitismo. La vitamina D è responsabile della costituzione ossea. Arti più grandi, più pesanti, più lunghi. Con un peso specifico maggiore!? Dal lato del tennis quello che è utile e non poco nel colpire la palla è il “momentum”. Il momento d’inerzia all’impatto, il quale è strettamente correlato alla massa (il peso) e alla velocità. Nel momento angolare è anche importante la lunghezza del raggio, in questo caso il braccio, nelle formule è calcolato al quadrato. Un braccio più lungo, più pesante, magari a causa di un maggiore peso specifico osseo, a parità di velocità con uno più leggero, più corto, possiede un maggiore momento di inerzia all’impatto. Ma anche con una velocità ridotta in modo non eccessivo può eguagliare il momento di inerzia di un braccio con maggiore velocità ma più leggero e/o più corto. Una riduzione di velocità che mantiene la stessa efficienza di impatto consente una maggiore accuratezza dei colpi riducendo gli errori, si veda la teoria del chiodo e del martello in questo blog. Il vantaggio del braccio pesante sarebbe duplice: maggiore impatto a velocità uguali e stesso impatto a velocità ridotta. Ma la potenza non è niente senza il controllo. Un braccio più grande però di solito è composto anche da una mano più grossa, la quale quando impugna una racchetta, come abbiamo visto in un post precedente, ha degli effetti sulla racchetta perché di fatto aggiunge peso al manico. Uno di questi effetti è quello di spostare il baricentro rendendo l’attrezzo più bilanciato verso il manico, più head light come si usa dire in inglese. Una racchetta più bilanciata verso il manico è più maneggevole. Maneggevolezza, potenza, consistenza dei colpi a velocità ridotte sono tutte condizioni che consento lo sviluppo progressivo di un tennis efficace e vincente. Maggiori rotazioni, maggiore velocità, cambi di ritmo. Sembra che sussistano molteplici condizioni per coloro che possiedono determinate caratteristiche per sviluppare un tennis solido ed efficace. Condizioni che Jannik Sinner sembra proprio avere. Perciò se seguito con attenzione e cura, senza ansia, apprensione o isteriche aspettative, come sembra proprio che sia da Piatti e Sartori, il suo sviluppo tennistico dovrebbe essere lineare. Sarebbe anche giunta l’ora, perché i record e i ricordi di Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta iniziano a essere un po’ vecchiotti.
Il fatto che Federer, Nadal e Djokovic siano mori non è tecnicamente una prova a confutazione. Se avessero un braccio corto, leggero e piccolo correlato da una mano minuscola questa sì sarebbe una prova a confutazione. Per coloro che hanno un bimbo o una bimba con i capelli rossi: regalategli una racchetta, iscrivetelo a un corso di tennis, assicuratevi che il maestro sia bravo. Non si sa mai. Avesse ragione Publio Cornelio Tacito.
P.s. Anche tra le ragazze ce ne sono diverse (Stosur, Sandra Cecchini, credo Monica Seles) però non ho avuto modo di fare una ricerca più accurata e potrebbero esserci altri fattori che influiscono sparigliando un po’ le carte. (499)