A.Mastroluca per supertennis.tv
Doha – Roger Federer batte Dan Evans nel suo primo match dopo 405 giorni nel circuito ATP. Sarà impegnato giovedì nei quarti, in diretta su SuperTennis, alle 16 ora italiana contro Nikoloz Basilashvili.
Il tempo è un gambero. Roger Federer, di verde vestito, torna e vince. Batte Dan Evans, numero 28 del mondo, 76(8) 36 75. Federer conquista la sua prima partita giocata durante la pandemia, dopo 405 giorni dall’ultimo incontro nel circuito ATP. Nei quarti, domani alle 16 ora italiana in diretta su SuperTennis, sfiderà il georgiano Nikoloz Basilashvili.
Ha completato l’opera alla sua maniera, con un rovescio lungolinea sulla riga. “E’ bello essere tornato – ha detto nell’intervista a caldo dopo il match -. Sono felce di essere qui. Lo sarei stato anche se avessi perso, ma ho vinto e mi fa stare anche meglio. Penso di aver giocato bene, e anche Dan ha fatto un’ottima partita. E’ stato anche un meraviglioso compagno di allenamento. Abbiamo giocato oltre venti set nelle ultime due settimane”. L’attuale numero 1 britannico non aveva mai vinto un set nei precedenti quattro confronti diretti, tre negli Slam e uno in Hopman Cup nel 2017: era anche in quell’occasione il primo match di Federer dopo una lunga assenza (sei mesi) per un infortunio con annessa operazione al ginocchio.
Rientrare è stato un viaggio lungo e duro, ma me lo sono goduto – ha detto Federer -. E’ stata una sfida non da poco a questo punto della mia carriera, non è semplice rientrare alla mia età. Ho avuto accanto un team meraviglioso e questo ha reso tutto più facile”.
L’emozione dei tifosi, sul Centrale di Doha e nel mondo, è la stessa di Dominic Thiem che osserva i capelli ancora bagnati dopo aver sconfitto Aslan Karatsev. “Il gioco di Roger è stupendo e lo è anche il modo in cui si approccia al mondo del tennis. Sono un suo grande fan e sono felicissimo che sia tornato nel circuito. È una gioia per tutti poterlo ammirare di nuovo. Spero che sia in grande forma e che riesca ancora a giocare al massimo livello” diceva Thiem alla vigilia del torneo.
Dopo il primo game della sua prima partita ufficiale dopo un anno, un mese e undici giorni, Federer ha chiesto l’asciugamano a un ball-boy. La normalità pre-Covid rompe la tela, crea lo scarto fra quel che era e quel che non è più. In questo scarto si muove la prima partita dello svizzero a un anno, un mese, undici giorni dall’ultima. E’ cambiato tanto, da quella semifinale contro Novak Djokovic all’Australian Open 2020. Intanto, Djokovic gli ha tolto il primato di settimane da numero 1 del mondo. Poi il tennis si è abituato agli stadi vuoti e alla capienza ridotta, come a Doha in cui il torneo femminile si è giocato la scorsa settimana con le tribune piene al massimo per il 20%.
La capienza limitata evidenzia più ancora delle porte chiuse questo tempo sospeso, questo ondeggiare fra il ricordo da rivivere e il futuro da attendere. I ricordi possono essere emozioni che ci appartengono, e allo stesso tempo lo specchio di qualcosa perso per sempre.
Federer cerca di afferrarli e trattenerli, senza lasciarsene dominare. E intanto guarda avanti. Porta in campo, infatti, una novità assoluta. Gioca con la scarpa che ha disegnato per il brand svizzero On di cui è diventato anche socio.
Passare dai 51.954 dell’ultima apparizione su un campo da tennis, l’esibizione “Match for Africa” con Nadal in Sudafrica, alle file di sedie vuote con qualche testa qua e là a colorare l’orizzonte non è facile. Pensate a come sarebbe vedere Jovanotti o Vasco Rossi esibirsi nel pub sotto casa con un centinaio di spettatori.
L’atmosfera si può creare comunque, e la sola presenza in campo di Federer basta con la sua costante bolla di ottimismo a restituire l’illusione di fermare il tempo che sfugge. Perché Federer è insieme normale e inimitabile. Fuori dal comune nella dedizione durante tutta la fase di riabilitazione. Eppure con la leggerezza di chi riesce a non prendersi troppo sul serio. Tra Roger che si affaccia da dietro una colonna per fare “buuh” all’allenatore a Melbourne l’anno scorso e il Federer che ha vinto 103 trofei ATP in carriera c’è una continuità. L’uno spiega l’altro.
E’ tutto nella risata che si concede dopo aver steccato uno schiaffo di dritto al volo nel primo set. E insieme nel vincente, sempre di dritto, con cui cancella un set point sul 5-6 nel tiebreak maratona che decide il primo parziale. Alla terza opportunità, con Evans che aggredisce la rete, chiude con un passante incrociato di rovescio. Evans però continua ad attaccarlo sul lato sinistro, e lo induce così ai tre errori consecutivi nel quarto gioco del secondo set. Federer subisce il break che indirizza il parziale e allunga il match.
E’ il momento più brillante di Evans, il più complesso per lo svizzero che sembra avvertire qualche comprensibile segnale di stanchezza. Ma è una parentesi che si dissolve nel vento di Doha. Quando cancella le due palle break sul 3-3, diventa chiaro che il vento soffia ancora alle spalle di Federer. Vola lo svizzero, sul cemento blu di Doha. Vola e appassiona come 405 giorni fa, come otto anni fa quando batteva Andreas Seppi nel suo ultimo match al Khalifa Tennis Complex.
Vale per lo svizzero quel che detto di sé Zlatan Ibrahimovic, pure lui classe 1981 come Serena Williams, sul palco del Festival di Sanremo. “Il fallimento non è il contrario del successo, ma una parte del successo. L’importante è crederci e mettere sempre impegno, costanza, concentrazione” diceva.
Anche Federer ci racconta, in pensieri, parole e rovesci lungolinea che possiamo essere tutti Roger. Anche se non siamo capaci di giocare come lui. (669)