ATP Finals : Djokovic strapazza Berrettini

Risultato : N.Djokovic (SER) b. M.Berrettini 62 61

(Foto Patrick Boren)

da supertennis.tv

Due occhi enormi di paura, sono gli specchi di un’avventura. Non è facile avere occhi diversi, se ti trovi di fronte Novak Djokovic per la prima volta e stai per giocare la tua prima partita alle ATP Finals. Matteo Berrettini, maglia azzurra e pantaloncini blu, sfida la tensione con il cappellino come sempre girato all’indietro. Ma perde i primi sei punti del match e chiude il primo set con 17 gratuiti, che pesano eccome sui 29 punti totali che vince il serbo. E quell’ansia da prestazione, il timore di un esordio che avrebbe desiderato diverso, gli restano addosso per tutta la partita, fino al 6-2 6-1 di Djokovic. Il serbo ha vinto cinque volte le ATP Finals: solo Federer ha più titoli nella storia del Masters che festeggia l’edizione numero 50. Berrettini, il top 10 che ha guadagnato più posizioni rispetto all’anno scorso (46, da numero 54 a numero 8) qui non aveva mai giocato nemmeno una partita, e fino a mese fa non avrebbe nemmeno immaginato di poterci essere.

Djokovic, alle ATP Finals per la dodicesima volta negli ultimi 13 anni, raggiunge l’ex coach Boris Becker al terzo posto per numero di successi nel torneo, 36. Solo una volta, contro Ferrer nel 2007 al suo primo match nel torneo, ha perso il match d’esordio nel girone.

E’ solo l’inizio per Matteo Berrettini, che ha ancora due chances, contro Roger Federer e Dominic Thiem, di regalare all’Italia la prima vittoria in singolare alle ATP Finals: in doppio c’è già stato il successo di Bolelli e Fognini nell’ultima partita del girone dell’edizione 2015. Una lezione a Londra, contro Federer a Wimbledon, gli ha fatto bene: alla lunga gli ha cambiato la stagione. E’ successo lo stesso anche dopo la prima volta agli Internazionali BNL d’Italia: Berrettini ha bisogno di ambientarsi, di sbattere la testa una volta per trovare la giusta sicurezza nell’affrontare la situazione. E’ un pensatore che si chiede tanto, difficile aspettarsi una sfrontatezza spavalda dal primo punto. Per questo, come spesso è successo, la sua seconda volta è più bella della prima.
L’EMOZIONE DELL’ESORDIO
E’ teso Berrettini, e si vede. Prova a sciogliersi andando a prendersi l’asciugamano alla fine del quarto game. Si tiene su col servizio ma vorrebbe sparire quando sotterra il lungolinea di dritto a campo aperto e regala a Djokovic il primo break della partita: 4-2.

Berrettini ha dimostrato di sapere come imparare senza farsi condizionare dagli errori. Così, i pensieri negativi prova a cancellarli. Al primo punto del game successivo, gioca lo stesso colpo, e stavolta vincente. Esulta Vincenzo Santopadre, si può guardare avanti. Si deve guardare avanti. E’ questa la lezione di un 2019 che ha sorpreso Matteo per primo. Quel soprannome di “radio”, quel parlarsi addosso per una vocazione al perfezionismo che porta all’insoddisfazione, è ormai un ricordo, un’etichetta su cui scherzare. Come una fotografia da rivedere per apprezzare quanto si è cresciuti, pur senza tradire il bambino per l’uomo. Ma guardare avanti in una partita così complessa nel buio della O2 Arena che esalta i contrasti e amplifica i silenzi non è affatto semplice.
Il punto più bello
“Non mi aspettavo di essere qui all’inizio della stagione” ha ammesso l’azzurro alla vigilia dell’esordio. “Dopo la semifinale allo Us Open è cambiato qualcosa. Io cerco sempre di spingermi ad essere una persona migliore, un giocatore migliore. Ho semore chiesto al mio team cosa fare per migliorare, quando vincevo e quando perdevo. Quando sono entrato in top 20 avrei potuto accontentarmi, ma non sono così. Ero fiero, ma non mi bastava”

Ha bisogno di un punto per sbloccarsi, Berrettini, per entrare emotivamente dentro la partita, per togliersi di dosso l’emozione del debutto e una comprensibile ansia da prestazione. E quel punto arriva. E’ il secondo del secondo game del secondo set: recupero in allungo di rovescio poi smash andando indietro. Applaude Djokovic, applaude il pubblico e un sorridente Berrettini chiede ancora più calore. L’effetto però dura poco: un errore di dritto in lunghezza e un doppio fallo, il secondo del game, gli costano il break anche in avvio di secondo set.
djokovic in controllo

“Continuo a mettermi in situazioni difficili e a imparare da queste esperienze” ha detto Berrettini, che sbaglia meno ma non toglie a Djokovic il controllo dello scambio medio-lungo. “Nole” allunga 4-0, il numero 1 azzurro fatica a recuperare campo e misura nei colpi soprattutto dal lato del dritto. Ma anche una macchina da vittorie come Djokovic, che a Londra insegue i punti necessari per finire la stagione da numero 1 del mondo per la sesta volta, si distrae.

Un doppio fallo e due errori di fila interrompono una serie di otto game di fila e consegnano il controbreak a Berrettini. Djokovic, per quanto in controllo della partita, è nervosissimo: sbotta, sbraita, si lamenta, sorride sardonico al cambio campo.

Lo scenario del match non cambia. Berrettini, l’aveva raccontato nella nostra intervista alla vigilia, temeva il debutto contro Djokovic. “Ci siamo allenati insieme a Cincinnati. Abbiamo parlato un po’ anche fuori dal campo. E’ una persona piacevole, molto disponibile” diceva il numero 1 azzurro che completa un suo piccolo ciclo personale: dopo aver incontrato a Pechino Andy Murray e aver sfidato Nole a Londra, adesso ha giocato contro tutti i Fab Four. Dalla prossima sfida, le icone che hanno scritto la storia moderna del gioco metteranno un po’ meno paura.
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