Paolo Rossi per “la Repubblica”
Alla faccia del vintage. Andy Murray s’ era ritirato a Melbourne, ricevendo onori e tributi per la sua carriera a metà gennaio. Oggi è rinato in Belgio. Ad Anversa, dove ha vinto il torneo su Stan Wawrinka 3-6, 6-4, 6-4. A 32 anni. E nove mesi dopo l’ intervento all’ anca.
È una storia vera, quella dello scozzese. Una bella storia di vita, dove grazie all’ uomo oggi ritroviamo il tennista. E vale la pena ricordarla. A Melbourne saluta il mondo, dopo aver perso con lo spagnolo Bautista Agut, in lacrime per il dolore.
Dice che non riesce più a giocare, a muoversi, a spostarsi. I suoi colleghi tennisti lo salutano con rispetto. Lui poi decide di rioperarsi: il 28 gennaio. «Mi avevano detto di tutto, mi avevano prospettato qualsiasi cosa. Ero cosciente del rischio di non giocare più». Ma dà lo stesso l’ assenso: «Perché nei precedenti 18 mesi ero già stato operato all’ anca e ricevuto iniezioni antidolorifiche. Inutilmente».
Ecco il punto: prima di tutto c’ è la sopravvivenza. «Non mi importava più del tennis, desideravo solo togliere il dolore. Non ce la facevo più». La voglia di una vita normale vince su tutto: «Non riuscivo più a mettermi i calzini da solo». Come un qualsiasi anziano alle prese con osteoporosi e usura della vita. Ma Murray, sempre quel giorno di gennaio, aveva un’ altra consapevolezza personale: «Anche se avessi dovuto rinunciare al tennis avrei riavuto la mia vita, sapevo che avrei potuto fare le piccole cose che facciamo tutti. Vivere, senza dolore».
Ma le cose sono andate oltre le più rosee previsioni.
La domanda successiva è: perché un 32enne s’ è rimesso in gioco, allenandosi e faticando? «Perché amo il tennis, ci gioco da quando avevo 4 anni». E per un’ altra, e più significativa ragione: «Lo sport non è solo una questione di vincere o perdere. Sono i piccoli miglioramenti quotidiani che ti danno soddisfazione ». Anche se sei stato n. 1, hai vinto 3 Slam e possiedi un albergo/ castello e vari milioni in banca.
Per questo a Wimbledon ha fatto l’ apparizione mediatica nel doppio misto con Serena Williams, pre-test verso l’ estate: ad agosto s’ è presentato a Cincinnati, perdendo al 1° turno con Gasquet.
«Ero felice: avevo perso ma giocando senza dolore. Sì, avrei voluto chiudere la carriera a Wimbledon, poi ho cambiato idea». L’ hanno invitato in Cina, e lui ha risposto «perché no?», realizzando come il suo corpo rispondesse sempre meglio, fino alla rimonta di ieri contro Wawrinka, durata quasi due ore e mezzo. Ad Anversa s’ era presentato come n. 243: oggi diventa 127° (+116 posizioni). Ma le priorità della vita non sono la classifica o il suo posto nei Fab Four. Tra pochi giorni sua moglie Kim diventerà mamma per la terza volta. «Vado a starle accanto: non c’ è gioia più grande ». (316)