da supertennis.tv
I giorni di gloria non sono finiti. A gennaio, Andy Murray piangeva per il dolore all’anca, per il timore di non poter più né camminare né giocare. A ottobre, piange di gioia per il titolo numero 46, il primo da Dubai 2017. Per il più bel diamante da incastonare tra i gioielli della corona. Anversa, che diamanti è capitale mondiale, abbraccia il campione ritrovato che diventa il giocatore con la più bassa classifica a vincere un torneo ATP dai tempi di Andujar (355) a Marrakech l’anno scorso. Murray per un set e mezzo si difende contro Stan Wawrinka, numero 18 del mondo. Va sotto di un set e di un break, ma rifiuta l’idea di perdere. Sull’orlo della sconfitta, a un punto dal subire il secondo break, risale e cambia la partita. Accelera, risorge, commuove. Vince 36 64 64 in due ore e mezza.
“Non se l’aspettava nessuno” commenta Murray durante la cerimonia di premiazione. “Andy è un’ispirazione a non mollare mai” twitta mamma Judy. Andy ha anche un’altra mamma da ringraziare, sua moglie Kim che a giorni partorirà il terzo figlio. “Quando sono stato lontano dal circuito la famiglia si è allargata, devo tornare a giocare per non andare fuori di testa” scherza. “Mia moglie mi ha dato un enorme supporto per tornare in campo”. E per arrivare dove nessuno era mai arrivato prima, di nuovo in campo in singolare dopo un intervento invasivo di ricostruzione dell’anca.
C’è un’aria di malinconico orgoglio nella finale che certifica il ritorno di Murray. Non c’è dubbio che abbia bruciato le tappe. Le quattro settimane consecutive di attività per chiudere la stagione gli hanno fatto bene.
Lo scozzese incassa il break nel primo turno di battuta, nonostante sette prime in campo. Il passante di dritto dello svizzero, di rosa vestito, mette in salita la partita di Murray che aveva iniziato ad avvertire problemi all’anca proprio nella maratona contro Wawrinka al Roland Garros di due anni fa. Si erano poi incontrati di nuovo, per l’ultima volta prima di questa finale, l’estate scorsa a Eastbourne. Murray, al secondo match dopo la prima operazione all’anca, vinse in due set.
Wawrinka arretra per aspettare il servizio dello scozzese ma avanza presto nel corso dello scambio. Cancella due palle del controbreak, con l’aiuto di Murray che sulla prima spara lunga la risposta contro la seconda, e disegna una volée smorzata stretta destinata a finire dritta dritta tra i colpi migliori della settimana di Anversa. Un diamante nella città che ne racchiude l’84% di quelli grezzi e la metà di quelli sfaccettati di tutto il mondo. E sono raccolti in appena quattro strade, il “World Diamond Center”, il centro mondiale dei diamanti: Pelikaanstraat, Schupstraat, Hoveniersstraat e Rijfstraat.
I progressi di Murray, una delle notizie migliori per il tennis in previsione del 2020, non gli bastano però per reggere una sfida che ad oggi è fin troppo impari. Wawrinka comanda gli scambi, ne determina ritmo ed evoluzione. Sposta Murray che avrebbe bisogno delle sue qualità difensive degli anni migliori. Non ha modo di verticalizzare, ma non ottiene abbastanza punti col servizio per applicare un piano più offensivo, per giocare d’attacco come nelle ultime settimane.
La fiducia di Wawrinka nel suo essere padrone della scena e del match lo porta anche a strafare, ad azzardare. Sono piccole parentesi stonate in un primo set che lo svizzero controlla e interpreta al meglio. Sicuro al servizio, potente da fondo, imprime cambi di direzione in lungolinea che lasciano fermo Murray, e chiude al secondo set point.
Murray, che in semifinale ha battuto Ugo Humbert interrompendo così una striscia di tre edizioni del torneo con un finalista francese in campo, in fondo non ha giocato così male per il suo livello attuale. Ma torna verso la panchina con un sorriso amaro, perché sotto sotto è sempre il giocatore critico con se stesso che vorrebbe il massimo e non si accontenta di partecipare, di provare a fare bella figura.
E infatti urla, frustrato, contro se stesso, contro la pallina e i coach, contro i tutti e in realtà contro nessuno. In brevi, occasionali fotogrammi, Muray torna a mostrare quello di cui era ed è ancora capace. Wawrinka, però, più continuo al servizio e con la risposta, scatta con un break di vantaggio anche nel secondo set con un altro rovescio al bacio sulla riga.
C’è però in Murray lo spirito battagliero di quei giorni di gloria che sembravano svaniti dopo la cerimonia che sapeva di addio anticipato all’ultimo Australian Open. Dalle possibilità salvate di doppio break Wawrinka al sorpasso per il 4-3, Murray vince 12 punti sui 15 giocati. Il pubblico che vuole assistere a uno spettacolo lungo quanto equilibrato fatica a contenersi. Wawrinka asseconda l’energia e invoca il supporto dei tifosi svizzeri, che rispondono all’appello. E’ Wawrinka, però, che sul finale smette di essere all’altezza. E Murray piazza un passante lungolinea e un’accelerazione diagonale sugli ultimi due punti del set. Sale, cresce, ci crede e allunga la finale al terzo.
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Anche nel terzo, la partita sembra seguire una sua sceneggiatura ignota ai giocatori, una forza che indirizza il match verso il culmine dell’emozione. Una direzione che illude Wawrinka, primo a breakare per il 3-2 grazie a un nastro fortunato, ma incapace di difendere il vantaggio. Così la storia esalta la tenacia di Murray che poi si scioglie in pianto sul match point.
“Significa molto per me” dice nell’intervista a caldo. “Gli ultimi anni sono stati davvero difficili. E’ straordinario poter essere ancora qui, poter affrontare Stan in finale. Penso sia stata una gran partita. Di sicuro non mi aspettavo di trovarmi in questa posizione. Sono davvero fiero di aver vinto questo torneo”.
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