Alexander Zverev 21 anni trionfa al Masters

da www.federtennis.it

(Foto Patrick Boren)

E’ Alexander Zverev il “Maestro” 2018. Il giovane tedesco, dopo aver eliminato in semifinale Roger Federer, è riuscito nell’impresa di imporre l’alt a Novak Djokovic, numero uno del mondo, e conquistare il trofeo delle Atp World Tour Finals 2018 (veloce indoor, montepremi 8 milioni di dollari) – dallo scorso anno griffate Nitto – che si sono concluse alla “O2 Arena” di Londra: 64 63 il punteggio con cui il 21enne di Amburgo, numero 5 Atp, in un’ora e 20 minuti, ha sconfitto il serbo nell’ultimo atto, primo tedesco a iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro 23 anni dopo Boris Becker (1995). Nella storia delle Atp Finals è accaduto 17 volte che gli stessi giocatori si siano affrontati due volte nel torneo, nel round robin e in finale, e questa è stata la decima occasione in cui chi ha perso nella fase di qualificazione ha poi vinto il titolo.

UN “SASCHA” DA 10 E LODE: “SONO STRAFELICE”– Ha dunque saputo fare già centro alla seconda partecipazione alle Finals (lo scorso anno fu eliminato nei round robin) “Sascha” Zverev, seguito nell’occasione oltre che da papà Alexander senior anche da Ivan Lendl con il quale ha cominciato a lavorare a fine agosto. Per Il 21enne di Amburgo si tratta del decimo trofeo messo in bacheca – sicuramente il più importante fin qui – su 15 finali disputate in carriera, ben sei in questa stagione: nel 2018 il Next Gen di Amburgo, il più giovane tra i tennisti in gara a Londra, aveva già conquistato tre titoli – Monaco, Masters 1000 Madrid e Washington -, ha raggiunto per la prima volta i quarti in uno Slam (Roland Garros) e chiude con un bilancio di 58 match vinti contro 19 persi (tra i top ten è quello che ha giocato più partite). “In questo momento non so descrivere le emozioni che provo. Sono incredibilmente felice, ovviamente è il titolo più importante della mia carriera”, le prime parole di Zverev durante la premiazione, celebrando anche la grandezza dell’avversario, non solo sul campo. “Abbiamo avuto modo di parlare tanto negli ultimi tempi e devo riconoscere che tu sei davvero fantastico anche nel condividere certe esperienze, per cui ti ringrazio della considerazione che hai sempre avuto nei miei confronti. So bene che sei in grado di vincere tutti i match che affronti e allora non mi resta che dire grazie per… avermi concesso questa opportunità”.

PER NOLE SFUMA IL 6° TRIONFO ALLE FINALS – Deve invece rimandare l’appuntamento con il sesto successo al Masters di fine anno Djokovic, che aveva trionfato nel 2008 (imponendosi su Davydenko), 2012 (superando Federer), 2013 (battendo Nadal) e 2014 e 2015 (ancora su “King Roger”). Dopo quattro vittorie tutte in due set – su Isner, Zverev, Cilic (pur essendo già sicuro anche del primo posto nel girone…) e da ultimo Anderson in semifinale – il 31enne di Belgrado è uscito a mani vuote da quella che era per lui la finale numero 105 in carriera (72 i trofei conquistati), la settima stagionale, la settima alle Finals in 11 partecipazioni. Non è insomma riuscito a piazzare una ciliegina sulla torta di un’annata comunque da applausi Nole, che a giugno era 22esimo nel ranking ed è stato il primo tennista a diventare numero uno in una stagione in cui era fuori dai primi 20 dopo 18 anni (nel 2000 Safin passò dal n. 38 al n.1). Nel 2018 il serbo ha alzato quattro trofei, tutti pesantissimi (Wimbledon e Us Open oltre ai due Masters 1000 di Cincinnati e Shanghai), e vanta un bilancio di 53 vittorie contro 12 sconfitte: quella rimediata contro Zverev è appena la terza negli ultimi 38 match disputati (dallo Slam londinese su erba nella seconda parte dell’anno erano riusciti a batterlo solo Tsitsipas negli ottavi del “1000” di Toronto e Khachanov nella finale di quello di Parigi-Bercy).

ZVEREV PIU’ SOLIDO DI NOLE – Si trattava del quarto incrocio fra i due nel circuito, con bilancio dei precedenti favorevole al 31enne di Belgrado, avanti per 2-1: Zverev si è aggiudicato il primo confronto, in finale a Roma nel 2017, poi ha perso però quest’anno in semifinale a Shanghai (raccogliendo tre game) e mercoledì scorso proprio a Londra nel round robin (64 61). Dopo otto giochi dominati dal giocatore al servizio (emblematico il secondo punto del match, da 29 colpi, vinto da Djokovic con un attacco in controtempo e comoda volée alta) sul 4-4 uno Zverev solido e piuttosto propositivo, non disposto ad accettare passivamente lo scambio da fondo, si è procurato la prima palla break sfruttando un calo alla battuta dell’avversario, che sul 30-40 ha messo in rete il diritto mandando il tedesco a servire per il set. Sascha – approdato alla finale grazie alle vittorie su Cilic e Isner nel round robin, inframmezzate dal ko con Djokovic con appena 5 giochi conquistati, e su Federer in semifinale – non ha tremato, è salito rapidamente 40-0 e, dopo che il serbo ha annullato la prima opportunità costringendolo a sbagliare su un passante lungo linea, ha convertito la seconda (39 minuti la durata del parziale) quando Nole ha messo lungo il diritto, dopo un gran salvataggio in risposta. E’ stato il primo set ceduto dal numero uno del mondo nelle Finals. E subito in apertura di seconda partita, al termine di uno scambio di un’intensità incredibile, il 21enne di Amburgo ha piazzato un diritto vincente imprendibile per Djokovic, costretto a incassare un secondo break, lui che non aveva mai perso il servizio in tutto il torneo. Non è bastato nemmeno un contro-break immediato a rimettere in carreggiata il serbo, che ha di nuovo ceduto la battuta nel terzo game, ritrovandosi sotto 3-1 complice un diritto lungo e un attacco con poca convinzione. Zverev ha accusato solo un attimo di tensione nel sesto gioco, quando si è trovato 0-30, però ha saputo cavarsela dimostrando coraggio e stoffa da campione (da applausi una volèe bassa di diritto a vincere la resistenza del rivale, spostato da un angolo all’altro del campo) e da quel momento non ha più tolto il piede dall’acceleratore, chiudendo 63, per una domenica che ricorderà a lungo, anche fra tanti anni.

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