da ww.federtennis.it
(Foto Patrick Boren)
Quinta giornata delle Atp World Tour Finals 2018 (veloce indoor, montepremi 8 milioni di dollari) – dallo scorso anno griffate Nitto – in corso alla “O2 Arena” di Londra, l’ultima del round robin per quanto riguarda il “Lleyton Hewitt Group” (l’australiano capace di imporsi al Masters nel 2001 e nel 2002). Nel primo match l’austriaco Dominic Thiem, numero 8 del ranking mondiale, ha regolato per 61 64, in un’ora e 25 minuti di partita, il giapponese Kei Nishikori, rientrato in top ten (è numero 9 Atp) a inizio novembre dopo ben 14 mesi, mettendo a segno la sua prima vittoria in questo Masters. La cronaca. Il 28enne di Shimane è in vantaggio per 3-1 nei precedenti e si è aggiudicato anche l’ultimo, nei quarti a Vienna il mese scorso, proprio sul veloce indoor. Ma questo Thiem è scatenato anche perché dopo la sconfitta con Federer di martedì sera il 25enne di Wiener Neustadt, alla terza presenza al torneo londinese, doveva vincere in due set per poter sperare di non essere eliminato anche stavolta nel round robin. E così ha fatto. L’austriaco è partito subito forte salendo 3-0 grazie ad un break al secondo gioco. Il giapponese ha provato ad entrare in partita, si è procurato quattro opportunità per il contro-break nel quinto game ma non le ha sfruttate. Anzi, nel gioco successivo dopo aver salvato ben quattro palle-break ha ceduto nuovamente la battuta al suo avversario che poco dopo ha archiviato per 6-1 il primo set. Nella seconda frazione c’è stato maggiore equilibrio: Nishikori si è salvato nel quinto gioco ma non nel settimo e Thiem, anche se meno solido e preciso rispetto al primo parziale, è salito 5-3 prima di chiudere 6-4 con un ace. Assolutamente inusuali i 41 errori gratuiti fatti registrare dal nipponico che dunque saluta Londra. Ora Dominic per avere qualche chance di passare il turno ricorrendo al computo dei game deve sperare che Anderson superi Federer in due set. Thiem in questo 2018 ha messo in bacheca tre trofei – Buenos Aires, Lione, San Pietroburgo – e vanta anche due finali “pesanti” come quella del “1000” di Madrid (fermato da Zverev) e del Roland Garros (stoppato da Nadal): per lui 54 match vinti e 20 persi (tra i top ten solo Zverev ha giocato un numero maggiore di incontri). Da parte sua Nishikori dopo il successo su Federer è stato letteralmente “asfaltato” da Anderson (un solo gioco conquistato!) ed anche contro Thiem almeno nel primo set in pratica non c’è stato: il nipponico, alla quarta partecipazione al Masters, puntava a raggiungere per la terza volta le semifinali, come era già accaduto nel 2016 e nel 2014. Kei chiude dunque una stagione nella quale non ha aggiunto trofei alla sua bacheca ma ha comunque giocato tre finali – Masters 1000 di Montecarlo, Tokyo e Vienna -: per lui un bilancio fin qui di 43 vittorie contro 21 sconfitte.
Nel programma serale, invece, lo svizzero Roger Federer, numero tre del ranking mondiale, alla 16esima partecipazione alle Finals, si gioca la qualificazione con il sudafricano Kevin Anderson, numero 6 del ranking mondiale, esordiente al Masters (sfida super delicata per “King Roger” soprattutto se nel pomeriggio Nishikori sarà riuscito a battere Thiem salendo a quota due vittorie). Il bilancio dei precedenti vede il 37enne fuoriclasse di Basilea in vantaggio per 4-1, ma l’unica vittoria del 32enne di Johannesburg è arrivata proprio nell’ultima sfida, disputata nei quarti a Wimbledon lo scorso luglio, e conclusasi per 13-11 al quinto al termine di una battaglia di quattro ore e un quarto (e dopo aver annullato un match-point). Dopo la sconfitta con Nishikori all’esordio (dove era apparso la controfigura di se stesso), che lo aveva convinto anche a cancellare l’allenamento di lunedì, Federer si è pienamente riscattato contro Thiem ed ora si gioca tutto con Anderson: va ricordato che Roger una sola volta non ha superato il round robin (2008) e che, insieme a Nole, è l’unico tra i protagonisti in gara ad essersi già aggiudicato il prestigioso trofeo, impresa riuscitagli ben sei volte (nel biennio 2003-04, superando Agassi e Hewitt, in quello 2006-07, battendo Blake e Ferrer, ed in quello 2010-11, imponendosi su Nadal e Tsonga). Lo svizzero in questa stagione ha conquistato quattro titoli – Australian Open, Rotterdam, Stoccarda, Basilea – con un bilancio totale di 47 match vinti e 9 persi. Da parte sua Anderson fin qui è apparso in forma strepitosa superando in due sia Thiem che Nishikori. Il gigante sudafricano (203 centimetri) in questa stagione si è aggiudicato il neo nato torneo di New York e quello di Vienna, è stato finalista a Wimbledon (seconda finale Slam in carriera), Acapulco e Pune e ha firmato il best ranking (numero 5 il 16 luglio): per lui 47 vittorie a fronte di 17 sconfitte.
VENERDI’ SI DECIDE CHI PASSERA’ INSIEME A NOLE NEL “GUGA KUERTEN GROUP” – Venerdì si concluderà anche il round robin del “Guga Kuerten Group” (il brasiliano trionfatore al Masters nell’edizione del 2000) dove però c’è già una certezza: Novak Djokovic giocherà solo per sapere se chiuderà al primo o al secondo posto nel girone, visto che il pass per le semifinali lo ha guadagnato dopo i primi due match. Si comincerà con la sfida tra Alexander Zverev, numero 5 Atp, e John Isner, numero 10 Atp: il tedesco è in vantaggio per 4-1 nel bilancio dei precedenti e si è imposto anche nell’ultimo, disputato nei quarti di finale del Masters 1000 di Madrid (l’unico suiccesso dello statunitense risale sempre a quest’anno, in finale nel “1000” di Miami). Il 21enne di Amburgo – seguito nell’occasione oltre che da papà Alexander senior anche da Ivan Lendl – lunedì ha superato con un doppio tie-break il croato Cilic mentre mercoledì ha racimolato appena 5 giochi contro Djokovic lamentandosi anche parecchio per la lunghezza della stagione. “Sascha”, il più giovane tra i tennisti in gara, in questo 2018 ha vinto tre titoli – Monaco, Masters 1000 Madrid, Washington -, ha raggiunto per la prima volta i quarti in uno slam (Roland Garros) ed ha un bilancio di 55 match vinti contro 19 persi (tra i top ten è quello che ha giocato più partite): per lui è la seconda partecipazione alle Finals dove lo scorso anno fu eliminato nei round robin. Da parte sua “Long John”, il 33enne di Greensboro, North Carolina, che ha coronato la sua miglior stagione nel circuito con il debutto alle Finals (complici i forfait di Del Potro e Nadal), due i titoli conquistati, su altrettante finali disputate, a Miami (primo Masters 1000 in carriera) ed Atlanta, con un bilancio di 34 vittorie e 21 sconfitte. Dopo i ko con Isner e Cilic ha comunque ancora una speranza di superare la fase a gironi, considerate le precarie condizioni fisiche di Zverev.
In serata poi la sfida tra Novak Djokovic, numero uno del mondo, Marin Cilic, numero 7 Atp, con il serbo in vantaggio per 16 a 2 nei precedenti e che ha vinto due delle tre sfide giocate quest’anno (in semifinale nel “1000” di Cincinnai e nei quarti in quello di Parigi-Bercy) mentre in quella cha ha perso (la finale del Queen’s) ha comunque avuto un match-point. Mercoledì Nole, alla sua undicesima presenza al Masters dove insegue il sesto successo (il serbo ha vinto nel 2008 battendo Davydenko, nel 2012 superando Federer, nel 2013 su Nadal ed ancora nel 2014 e nel 2015 su “King Roger”), ha sconfitto piuttosto nettamente lo statunitense Zverev (in precedenza aveva sconfitto anche Isner, sempre in due set) centrando le semifinali per l’ottava volta. Il 31enne di Belgrado, che a giugno era 22esimo nel ranking, è stato il primo tennista a diventare numero uno in una stagione in cui era fuori dai primi 20 dopo 18 anni (nel 2000 Safin passò dal n. 38 al n.1): Nole che in questo 2018 ha vinto quattro trofei, tutti pesantissimi (Wimbledon e Us Open oltre ai due Masters 1000 di Cincinnati e Shanghai) vanta un bilancio di 51 vittorie contro 11 sconfitte ed ha vinto 33 degli ultimi 35 match disputati (nella seconda parte dell’anno sono riusciti a batterlo solo Tsitsipas negli ottavi del “1000” di Toronto e Khachanov nella finale di quello di Parigi-Bercy). Il 30enne di Medjugorje dopo la sconfitta con Zverev ha battuto in rimonta Isner: il croato, alla quarta partecipazione alle Finals, la terza consecutiva (non è mai riuscito a superare la fase a gironi), quest’anno ha vinto al Queen’s dopo aver annullato un match-point a Djokovic, ed è stato finalista agli Australian Open (stoppato da Federer) con un bilancio è di 42 vittorie contro 19 sconfitte.
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