fonte www.federtennis.it
Che dire Camila. Se di fronte hai Serena Williams, ovvero la tennista più forte di sempre, colei che nel salotto di casa può esporre la bellezza di 23 titoli Slam di cui 7 conquistati sui prati di Wimbledon, colei che è stata capace di trionfare lo scorso anno nell’infuocata estate australe di Melbourne quando era già in dolce attesa, puoi perdere e ci sta. Se poi la fai soffrire costringendola al terzo set (mai nelle tre precedenti sfide ci era riuscita) meriti solo applausi. Una splendida partita, quasi due ore di battaglia a suon di botte da paura sul Centre Court, il tempio del tennis. La 37enne statunitense si è imposta dall’alto di una classe ineguagliabile e dell’esperienza della campionessa scafata, che no ha viste di cotte e di crude: 36 63 64. Una dimostrazione di forza impressionante, che spiega l’origine dei suoi 23 titoli Slam: più il momento è delicato, meglio gioca.
Appena ha fiutato l’odore del sangue, della preda, Serena non ha più mollato nulla. Forse è riduttivo dire che il match lo ha deciso un banale errore della 26enne marchigiana sull’uno a uno del secondo set: era 0-30 e poi 15-30 con la rivale al servizio e sotto di un set. Ha messo fuori un rovescio al volo con l’avversaria ormai fuori dal campo. Avrebbe agguantato due palle break consecutive: non una sentenza, ma certamente un’occasione d’oro per allungare ulteriormente. Da quel momento Serena ha alzato il livello. E’ vero, probabilmente è ancora un po’ sovrappeso dopo la maternità. Ma in fondo la mobilità non è mai stata la sua miglior qualità. E all’inizio è stata travolta da una Giorgi che non andava mai in difficoltà, anzi, si esaltava nello scambio ad alta intensità. Però tira forte, fortissimo. A fare la differenza è stato il servizio (7 ace e l’81% di prime palle): ha perso quattro punti nel primo set (quelli del game in cui ha ceduto il servizio), sette nel secondo e appena tre nel terzo, quando risponderle è diventato praticamente impossibile. Ha commesso 38 errori gratuiti (46 gli errori di Camila), certo. Ma perché dal secondo parziale in poi ha capito che non era salutare giocare a ping ping con la più giovane, veloce e reattiva avversaria. Meglio l’uno due. Infatti alla fine i vincenti sono stati 24 contro 20 dell’azzurra. “In campo non penso molto, lo sapete – racconta l’azzurra – sono molto istintiva e non guardavo troppo al punteggio. Cercavo piuttosto di esprimere il mio tennis, di giocare al massimo della velocità e potenza. Ho servito molto bene, ma probabilmente non ho risposto altrettanto bene. Forse restavo troppo avanti nel campo perché volevo essere aggressiva dal primo colpo. In questo ho sbagliato”.
E così è finita che la miglior Serena post maternità ha battuto la miglior Giorgi di sempre. Il suo tennis è sempre una scossa elettrica, rischia come nessuna nel circuito. Il più bel complimento le arriva proprio da Serena: “Ogni volta che l’affronto – ha sottolineato – lei gioca a questo livello. Ma lo fa con tutte, il che la rende impressionante. Sapevo che non sarebbe stato facile, per questo non sono stata sorpresa dal primo set. Mi sono soltanto detta: ok, giochiamo tre set”.
Questi quarti a Wimbledon non glieli può togliere nessuno. E’ la quinta italiana nei quarti a Wimbledon dopo Lucia Valeri nel 1933, Laura Golarsa nel 1989, Silvia Farina nel 2003 e Francesca Schiavone nel 2009. Eppure all’uscita del campo sembrava rabbuiata. Ha stretto velocemente la mano all’avversaria che sembrava volesse dirle qualcosa ed è corsa negli spogliatoi. “Perdere non piace a nessuno, neppure se di fronte c’è Serena. E poi mi comporto allo stesso modo se vinco. Ma non sono affatto arrabbiata”, ribatte. E’ il suo carattere, lo stesso che in conferenza stampa la porta a schivare quasi ogni domanda. Certe risposte ovvie, meccaniche, sono uno scudo, il linguaggio del corpo è sempre sulla difensiva. “Fuori dal tennis sono un’altra persona”, ripete spesso.
La versione londinese della Giorgi è piaciuta a tutto tondo: nella gestione dei punti, nell’atteggiamento sempre positivo e nell’impatto col Centre Court. Da Londra va via con la consapevolezza di poter duellare ad altissimi livelli con le più forti. E magari puntare alla top ten, come sostiene Tathiana Garbin, che l’ha seguita insieme a papà Sergio in tribuna. “Camila ha tutte le possibilità di puntare in alto ed entrare tra le prime dieci”, sottolinea il capitano azzurro di Fed Cup.
“Ho giocato delle belle partite – aggiunge la Giorgi – ma è dall’inizio dell’anno che sto esprimendo un buon tennis. Non mi sorprende essere a questo punto, sono anni che lavoro per raggiungere questi risultati e ci dovevo arrivare. Ho sempre detto che con la continuità le vittorie sarebbero arrivate. Non a caso quest’anno non mi sono mai fermata per infortunio e si vede. Se stai ferma per parecchie settimane poi è difficile riprendere il ritmo. Ora sono più consistente, più convinta, vado anche a rete per chiudere il punto. Ho il famoso piano B. La consapevolezza di poter giocare così l’ho sempre avuta, ma non avevo mai avuto l’occasione di dimostrarlo”.
Di sicuro è più serena dopo che durante i recenti Internazionali BNL d’Italia ha espresso il desiderio di tornare a far parte a pieno titolo della grande famiglia del tennis italiano, dando ovviamente piena disponibilità a rispondere alle convocazioni in Fed Cup. Richiesta che il Presidente Binaghi ha accolto con soddisfazione. “E’ un momento positivo della mia vita anche fuori dal tennis – quasi si confessa l’azzurra – e questo riflette sul campo”.
Ora l’attende la stagione sul cemento americano, superficie che ama quasi quanto l’erba, con una classifica che ricomincia a sorridere. Era numero 52 alla vigilia del torneo, salirà in 34esima posizione lunedì prossimo. A meno quattro dal best ranking di numero 30 fatto segnare nell’estate del 2015. E’ passato troppo tempo ed è ora di migliorarlo. Ai prossimi US Open, Slam in cui vanta gli ottavi nel 2013, potrebbe entrare tra le teste di serie. “Sarebbe importante – ammette – comincerò da Washington e giocherò tutti i tornei che precedono gli US Open”. La nuova Giorgi è già in volo. Appuntamento negli States. (650)