Roland Garros : Cecchinato “Non sono più un giocatore d’attesa”

da www.federtennis.it

(Foto Patrick Boren)

Marco Cecchinato lo aveva detto qualche giorno fa dopo aver vinto il primo match della carriera nel tabellone principale di uno Slam: “Ormai sono un giocatore nuovo, lotto sempre punto su punto senza mollare mai”. Ci ha preso gusto e ora si gode gli ottavi al Roland Garros, il campionato del mondo su terra rossa. Un risultato prestigioso, ancor più del titolo conquistato a fine aprile a Budapest, il primo nel circuito maggiore dopo tanti successi nei challenger. Al terzo turno ha sorpreso lo spagnolo Pablo Carreno Busta,

decima testa di serie e semifinalista agli ultimi US Open: 2-6 7-6 (5) 6-3 6-1.

“Il mio avversario è partito molto bene, ma sono stato bravo a restare mentalmente attaccato al match – racconta il tennista siciliano – è stato fondamentale vincere il tie break del secondo set in cui ero sotto di un break. Mi sono aggrappato anche al servizio, che ho migliorato tanto. Così come il rovescio, colpo ormai solido grazie al quale ho vinto di recente alcuni match importanti tra Budapest, Monaco e Roma. Penso di aver giocato un ottimo match, uno dei migliori della mia carriera, contro un avversario che è numero 11 del mondo. Carreno Busta, in particolare sulla terra, è molto difficile da battere. Contro avversari così forti e in alto in classifica sapevo che bisogna alzare il livello e l’ho fatto. Da quando ho recuperato quel break nel secondo set ho capito che il match poteva girare dalla mia parte e ho avuto il coraggio e la lucidità di andarmelo a prendere. Nel terzo e quarto set ho sempre comandato gli scambi. Il mio coach mi ha detto che Carreno Busta nelle fasi finali dell’incontro si rivolgeva al suo box dicendo che non riusciva più a scambiare e a fare punti. Contro avversari così competitivi non puoi giocare d’attesa, a questi livelli non ti regalano nulla e la partita le devi vincere tu. Anche in questo aspetto sono migliorato tanto negli ultimi mesi. Non sono più un giocatore di attesa, sono più aggressivo e quando posso cerco il punto a rete”.

A 25 anni gli ottavi al Roland Garros sono il coronamento di una crescita incredibile. Prima l’ingresso tra i top 100 grazie al bottino nei challenger, quindi il titolo a fine aprile a Budapest, il primo nel circuito maggiore, ora l’exploit a Parigi che lo proietta a ridosso dei top 50 (attualmente è numero 51, suo best ranking). “Da Monte Carlo è scattato qualcosa – sottolinea Marco – ma già dallo scorso inverno sono stato più attento ai particolari. Ho svolto la migliore preparazione della mia carriera ad Alicante ed ero sicuro che avrei disputato un’ottima stagione. E abbiamo deciso di non accontentarci dei challenger, era venuto il momento di salire di livello anche a costo inizialmente di perdere qualche partita in più. I risultati si vedono, ora sono consapevole di poter giocare e vincere anche nel circuito maggiore. Per questo ringrazio il mio team, dal coach Simone Vagnozzi al preparatore Umberto Ferrara sino al mio manager Luigi Sangermano. Ripeto, sono un giocatore nuovo, ora lotto sempre senza mollare mai”. Un pensiero va anche alla fidanzata Gaia, presente a Parigi: “Il suo soprannome è Peki e mi sa che mi tocca farle un bel regalo”. E ai genitori: “Sono felice di avergli dato questa soddisfazione”.

Gli ottavi a Parigi, oltre al best ranking, gli hanno fruttato 222mila euro di prize money. Marco sorride: “Sono tanti, ma perché accontentarsi. Il mio Roland Garros non finisce qui… Entrerò in campo anche per il prossimo match con la voglia e la consapevolezza di poter vincere”. Non solo. Cecchinato ha sempre giocato meglio sulla terra rossa, ma la nuova consapevolezza mentale, unita agli evidenti miglioramenti tecnici, possono favorire una crescita sulle superfici rapide. “Credo di potermi esprimere bene sul cemento all’aperto – conferma – e in generale su tutte le superfici, erba compresa. Preparerò al meglio sia Wimbledon che gli US Open giocando un buon numero di tornei nelle settimane precedenti. Sul veloce sono sempre entrato in campo poco convinto, ma adesso la musica cambierà”. (478)

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