Yannick Noah dice no all’annunciata riforma della Coppa Davis

Paola Ambrosetti per Sportvicentino.it

Ci sono campioni che ti entrano nel cuore e lì vi rimangono nonostante
il passare degli anni.
Uno di questi é Yannick Noah, tennista francese ma con il papà del
Camerun, passato alla storia per essere riuscito a rivincere dopo le
leggendarie imprese dei “moschettieri” il Roland Garros.
Avevo tredici anni quando, nel 1983, il campione dalle treccine e dal
fisico scolpito, battè in finale, davanti al pubblico di casa in delirio
in uno stadio pieno come non mai, lo svedese Mats Wilander.
Con il suo tennis spettacolo, tutto improntato all’offensiva e al gioco
di rete, piegò la resistenza del suo avversario che faceva della
solidità da fondo campo il marchio di fabbrica.
“Non avendo né il dritto né il rovescio per forza dovevo giocare sempre
a rete” ha scherzato Noah in conferenza stampa in occasione della tre
giorni di Genova dove la sua Francia ha spento i sogni di gloria
dell’Italia conquistando una semifinale che si annuncia fin da ora di
grande richiamo contro la Spagna di Rafael Nadal.
Ed é stato proprio Noah l’assoluto protagonista di questa Davis dalle
tante emozioni, vissute in una cornice suggestiva: in campo vivendo la
partita dei suoi giocatori con la stessa intensità di quando era lui
l’attore principale. In piedi ad ogni punto, esultando, incoraggiando,
applaudendo, dispensando consigli, con i pugni chiusi nell’incitare a
lottare e la mano al cuore per invitare a soffrire. E, poi, fuori dal
rettangolo di gioco dove é stato il più osannato e reclamato: richieste
di autografi e di foto (sì, lo confesso, anche io non ho resistito) e
poi un’esibizione con un altro ex, Cédric Pioline (già numero 5 del
ranking e finalista di due Grandi slam dove fu sconfitto da Pete
Sampras), e qualche parodia dei grandi campioni.
Ma il grande campione si é rivelato anche e soprattutto nella conferenza
stampa conclusiva dove, senza nessun compromesso, ha detto no
all’annunciata riforma della Coppa Davis che stanno pensando di
trasformare in una sorta di Master in cui far giocare le varie
nazionali, nell’arco di una settimana, senza più l’emozione delle sfide
davanti ai propri tifosi, con le “torcide” ad infiammare ad ogni punto
l’incontro come é successo appunto a Genova o a Valencia dove é andata
in scena un’infuocata Spagna – Germania, non a caso disputata in una
vera e propria… arena.
“Non si può ridurre tutto ad un fatto meramente economico – ha
dichiarato Noah – Con la riforma dove andrebbero a finire le emozioni di
un bambino che vede giocare dal vivo il suo campione del cuore?
I grandi campioni, che oggi vogliono cambiare il fascino di una
manifestazione che non ha eguali, devono pensare anche a ridare qualcosa
al tennis, lo sport da cui hanno ricevuto tanto”.
“Chapeau monsieur Noah”!
Che, per chi non mastica il francese, vuol dire tanto di cappello signor
Noah: lui non soltanto resta nel cuore per i ricordi delle imprese
sportive e di quel sorriso che conquistava tutti.
Quando c’é la testa, sotto a quelle treccine lunghe che oggi sono state
tagliate, allora sono destinati a rimare nella storia dello sport, dei
grandi.
Merci Yannick per averci fatto sognare come quando avevo tredici anni
e… à la prochaine o, meglio, alla prossima! (920)

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