ARNABOLDI È ANCORA IN TEMPO. ECCOME
Grande giornata per gli azzurri: in cinque approdano al secondo turno. Il protagonista è il canturino, bravo a estromettere il numero 2 del tabellone Gleb Sakharov. Messo alle spalle un momento difficile, e forte di un profondo lavoro su se stesso, Andrea è ben deciso a inseguire i suoi obiettivi. Avanti anche Quinzi, Vanni, Napolitano e Sonego.
Andrea Arnaboldi è uno splendido enigma. L’occhio meno attento, magari meno esperto, sbuffa. “Avesse giocato una trentina d’anni fa, con quel talento, prima che la forza bruta facesse irruzione nel tennis…”. In effetti, un best ranking al numero 153 ATP non rende giustizia alla bellezza del suo tennis. Però Andrea, 30 anni compiuti meno di due mesi fa, non ha perso motivazione e punta a raggiungere i suoi obiettivi, a partire dall’agognato ingresso tra i top-100 ATP. Intanto è stato il protagonista di giornata al Trofeo Perrel-Faip di Bergamo (64.000€, Greenset), dove ha estromesso il numero 2 del tabellone Gleb Sakharov in una partita giocata molto bene, peraltro dopo una partenza ad handicap. Il canturino si è imposto con merito, 7-6 7-5, mostrando sprazzi di ottimo tennis, lo stesso che gli aveva permesso di arrivare in semifinale quattro anni fa. “Nel primo set sono stato per due volte sotto di un break. sul 4-2 e 40-0 per lui ho rimesso in piedi il game, ma nel successivo ho servito male e mi sono un po’ innervosito. Per fortuna sono rimasto in gara e da lì in poi ho espresso un buon tennis: ho servito bene e ho giocato bene da fondo. Lui ha continuato a servire bene e non riuscivo a staccarmi, per fortuna nel finale è arrivato il break”. Storico partecipante del Challenger di Bergamo (“Sono felice del cambio di superficie, ritengo che sia un campo medio-rapido, meglio di alcune superfici troppo lente che vediamo in giro per il tour”), Arnaboldi viene da una stagione difficile: l’anno scorso sperava di presentarsi nel 2018 con un ranking intorno al numero 150, ma qualcosa è andato storto. Oggi è n.230 ATP, però le motivazioni sono sempre le stesse. “Se hai un obiettivo e lo vuoi raggiungere, la motivazione c’è sempre. Nonostante i 30 anni mi sento bene fisicamente e mi vedo in campo per ancora tanto tempo. Vengo da una stagione brutta, difficile, con tanti alti e bassi. La classifica è ancora quella, ma vorrei salire al più presto”. Mancino, elegante, a suo agio in tutte le zone del campo, Andrea è sempre un bel vedere. Gioca spesso il rovescio in slice ma quando trova il timing giusto offre ottime soluzioni con il topspin. Ma c’è sempre quella leggerezza atletica che, nel power tennis attuale, può sembrare una limitazione.
CRESCITA INTERIORE
“Posso aver avuto questo pensiero, però non mi ci sono soffermato più di tanto – dice Andrea – semmai sotto certi aspetti può essere un vantaggio. Nel tennis attuale tirano tutti molto forte, quindi chi gioca in modo diverso può essere efficace. Ammetto che sia più difficile perché devo essere molto preciso, però non molti sono in grado di esprimere le mie traiettorie. In altre parole, non credo che il mio gioco sia uno svantaggio”. Al secondo turno ci sarà un derby azzurro contro Gianluigi Quinzi: questo Arnaboldi sembra pronto alla sfida. È una persona nuova, più aperta, molto disponibile al dialogo. Si percepisce una sincera voglia di raccontarsi, mentre in passato era un ragazzo di poche parole. “Eh sì, ero estremamente chiuso. Ho lavorato molto su me stesso, lo psicologo dello sport Roberto Cadonati e il mio coach Fabrizio Albani mi hanno aiutato molto – continua Arnaboldi – ma è stata fondamentale la mia voglia di crescere. Prima tendevo a isolarmi molto, ma non relazionarsi con le persone non fa stare bene, non è positivo. Voglio migliorarmi e ci sto riuscendo. Ognuno ha le sue difficoltà, le sue timidezze, ma è normale. Di sicuro fuori dal campo sto molto meglio”. Una nuova maturità che gli ha permesso di superare il momento più difficile della sua carriera, avvenuto l’anno scorso, proprio di questi tempi. “Fu un periodo tosto, durissimo – racconta Andrea – mi è servito molto andare in America per un paio di mesi, ma le prime 3-4 settimane furono un disastro: ero immerso in problemi personali, niente di troppo grave ma non ne venivo fuori. Per fortuna ho alzato la testa, ma non c’è dubbio che sia stato il momento peggiore”. Dopo le difficoltà, solitamente arrivano i momenti migliori: Andrea Arnaboldi, il nuovo Andrea, è ben deciso a rincorrerli con tutte le sue forze.
ITALIAN DAY AL PALANORDA
Il PalaNorda ha regalato una giornata straordinaria ai colori italiani: dei sei in campo, cinque hanno raggiunto il secondo turno. L’unico a lasciare il torneo è stato Andrea Basso, sconfitto da Gianluigi Quinzi in un derby azzurro tra mancini. Il marchigiano ha gestito con sufficiente agio il match, confermando di trovarsi bene sul Greenset bergamasco, identico a quello delle Next Gen ATP Finals di Milano. Alla Fiera di Rho aveva giocato ottime partite contro grandi giocatori (Chung, Rublev e Shapovalov): sulla carta gli avversari di un Challenger sono inferiori, ma le partite si vincono sul campo. Già vincitore di due Futures nel 2018, sembra pronto a giocare un buon torneo. Ma giovedì, contro Arnaboldi, sarà un match tutto da seguire. L’Italia ha vinto la sfida a distanza contro la Spagna: Luca Vanni (ammesso come lucky loser) ha tenuto a distanza Pedro Martinez Portero, facendo valere una maggiore adattabilità ai campi veloci. Adesso “Lucone” avrà un test interessante contro l’estone Jurgen Zopp. Ancora più significativo il successo di Stefano Napolitano, bravissimo nel gestire i punti importanti contro il rampante Jaume Munar. Il piemontese si è imposto 7-5 7-6 e ha conquistato il diritto a una bella sfida (subito in campo mercoledì) contro Thiemo De Bakker. Un match tutto da seguire. In serata, Lorenzo Sonego ha mostrato tutta la grinta che aveva emozionato in Australia. Opposto a Marco Trungelliti, secondo argentino a mettere piede al PalaNorda in 13 anni di storia (l’altro era stato Marcelo Charpentier nel 2006), ha fatto fatica contro il tennis aggressivo di Trungelliti. La sua palla era più leggera, ma la voglia di restare attaccato alla partita lo ha premiato alla distanza e gli regala un potenziale big match contro Gulbis, possibile rivincita della battaglia di due settimane fa a Sofia. Tra gli altri match, si segnala la facilità con cui il tedesco Mats Moraing si è sbarazzato di Laurynas Grigelis, che pure era rodato da tre turni di qualificazioni. Moraing ha già vinto 19 partite nel 2018: in meno di due mesi ha dato una svolta alla sua carriera, portandosi intorno al numero 150 ATP. Potrebbe essere la mina vagante del torneo. (738)