Zverev: nuove generazioni stessi colori

laver rm-17-002Tra ritardi, attese e incomprensioni mi ritrovo seduto a un metro dall’angolo di Feliciano Lopez. Lo spagnolo latin lover è impegnato in una partita con David Ferrer, suo connazionale con una visione del tennis opposta alla sua. Non c’è un vero senso di disagio, anzi, mi ritrovo ad osservare con attenzione il rapporto tra allenatore e giocatore. José Clavet incita il suo giocatore e continua a parlare. Feliciano, dopo il primo set non fa troppo onore al suo nome. Mugugna, risponde, si lamenta. E’ sotto di un break nel secondo set e sembra essere in difficoltà. Lo sarà, infatti finirà per cedere al terzo con un netto 61. Clavet: “Feliciano! Mucho fisico!” E’ il giudizio che non lascia dubbi. Lo spagnolo attaccante aveva iniziato ad allungare il passo per arrivare a reggere il ritmo di un Ferrer seppur in calo atletico a causa degli anni trascorsi sul circuito a pedalare a destra e sinistra. Si trattava di un primo turno chiarificatore delle qualità che servono per giocare sulla terra rossa. Non a caso il Roland Garros è considerato il torneo più difficile dal punto di vista del dispendio fisico.

Esco dal campo con l’impressione che non rimanga molto da comprendere di questo sport. Salgo i gradini che non tengono conto né del passo né dell’alzata media di un uomo e dopo essere uscito dal campo, come scortato dalle statue del Pietrangeli, mi dirigo verso il campo che è stato “battezzato” “Next Gen”. Le persone si affollano nei pressi delle entrate. Si fa fatica a camminare seguendo una linea retta, come nella vita. Chiedo dove posso sedermi. Mi rispondono che l’area riservata alla stampa è sulla destra vicino alla statua. Nei giorni successivi l’angolo in cui mi sono seduto diverrà abituale. Il nome è forse un auspicio che si realizzerà. La speranza di un nome nuovo. Il torneo lo avrà in Alexander Zverev recente vincitore contro Novak Djokovic del torneo di Roma datato 2017.

Da questo campo è passato anche Thiem mattatore di Rafael Nadal prima di cedere in semifinale a Novak Djokovic. Sembra che sia il caso di dire che le nuove generazioni si stiano facendo largo e il nome next gli stia ormai un po’ stretto. “Meno male” viene da pensare. Il dominio dei “fab four” iniziava a diventare tedioso. Una ventata di gioventù fa bene. Le novità stimolano la fantasia , rallegrano lo spirito. Zverev è il più giovane giocatore vincitore di un Master 1000 da quando Djokovic vinse a Miami all’età di diciannove anni.

Poi guardo meglio gli occhi azzurri di Sasha, i capelli biondi con dei fugaci ma brillanti riflessi ramati, la pelle chiara. Mi torna in mente la premiazione di Rod Laver ad inizio partita, quando è stato omaggiato della racchetta d’oro. Grandi novità ma stessi colori. Sì, forse non rimane molto da capire del tennis ed anche il mondo non è poi così complesso. (1372)

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