Così lo Australian Open dopo almeno un lustro ci ha regalato una partita di serve and volley. Dovremmo quindi essere contenti della periodicità con cui certi schemi di gioco si realizzano. Il serve and volley era ormai caduto in oblio e che qualcuno ogni tanto ci ricordi che può esistere come schema di gioco non può che ridare speranza a tutti gli appassionati di un tennis più vario.
Il merito della rimembranza lo dobbiamo a Zverev, ma non il fratello più piccolo Alexander, bensì il più dotato Misha, il quale dopo essere sopravvissuto ottimisticamente a una serie di infortuni non da poco riuscito nell’impresa di eliminare il numero uno al mondo Andy Murray.
Lo scozzese preso costantemente di sorpresa e fuori tempo dagli attacchi su prima e seconda palla di servizio del tedesco non è mai riuscito a trovare un ottimo timing impatto per giocare il passante.
Gli attacchi con il back di rovescio, a volte centrali, a volte più morbidi, spesso bassi, giocati anche sulla seconda di servizio di Andy hanno complicato la vita al numero uno del mondo, che non riusciva a cenare la palla tantomeno a giocare di contratto dei colpi passanti incisivi.
Su quelli più morbidi, anche se angolati, la prontezza fisica di Mischa, che arrivava a giocare le sue volèe con un margine d’errore veramente ridottissimo, costringeva Andy Murray a giocare un altro colpo su una palla relativamente morbida ma di fretta. I passanti dello scozzese finivano molto spesso in rete, larghi, o lunghi. La fretta è una cattiva consigliera anche nel gioco del passante.
Anche se la partita è stata entusiasmante dubito che i tempi di Gerulaitis, McEnroe, Rafter, Boris Becker e Stefan Edberg ritornino di gran carriera nel mondo del tennis ad accarezzare le speranze di quegli appassionati che hanno avuto la fortuna di apprezzare un tennis in cui si potevano giocare tutti colpi. Anche se in questo Australian Open è stato sufficiente velocizzare un po’ le superfici di gioco per far emergere gli schemi tattici d’attacco nutro il sospetto e il timore che non si possa fare molto di più. Questo perché aumentare ancora la velocità dei campi o delle palle renderebbe il gioco troppo frammentato e forse sbilanciato a favore dei giocatori che hanno un ottimo servizio, quindi quelli più alti.
Bisognerebbe intervenire anche sulle racchette al fine di rallentare la velocità dei colpi, ma il gioco rischierebbe di essere troppo lento e non è detto che tutti decidono in determinate condizioni di andare a prendersi il punto a rete. Le partite si allungherebbero troppo e gli sponsor non gradirebbero, soprattutto a causa dei tempi televisivi. Inoltre in tutti questi anni passati non c’è stata la minima volontà da parte di nessun ente che amministra il tennis a livello mondiale di intervenire in questo senso.
Non rimane pertanto altro che aspettare con pazienza un altro lustro prima di vedere un’altra partita giocata all’attacco come è stato in grado di fare Mischa Zverev.
L’incontro che avrà da disputare contro Roger Federer sarà per lui infatti più difficoltoso di quello giocato con Andy Murray. Lo svizzero infatti seppur avanti con gli anni non è il tipo da perdere il timing sul diritto o sul rovescio per più di un paio di partite. In questo torneo, tra l’altro gli è già capitato con Noah Rubin, senza che l’avversario sia stato in grado di sfruttare le sue difficoltà. (947)