(Foto Patrick Boren)
“Oggi ero abbastanza nervoso prima dell’incontro. Quando raggiungi un traguardo importante o qualcosa di inaspettato è abbastanza normale rilassarsi e sentirsi un po’ scarico. Sono contento del risultato anche perché lui ha giocato molto bene e non è stato facile vincere il match.”
Rilassato, ma sempre british, pochi sorrisi e battute Andy Murray continua con il pensiero alle Atp Finals.
“Ovviamente cercherò di giocare il mio tennis migliore, non dico che devo necessariamente vincere, ma giocare bene e finire l’anno su una buona nota, visto che negli anni scorsi è un torneo che per me è stato abbastanza duro. Prenderò qualche giorno di riposo e poi allenamento per essere pronto per i prossimi duri 10 giorni.”
In tempi di giocatori che cambiano coach un punto fermo per Andy è sempre stato Jaime Delgado.
“Si è un lavoro molto consistente e costante quello che facciamo insieme. Lui è sempre con e ad ogni singola sessione di allenamento, non tutti gli altri del mio team mi seguono come lui. E’ importante avere una persone che si sacrifica a viaggiare e lavorare insieme a me ogni singolo giorno come è stato con lui quest’anno. E’ un grande sforzo che rispetto molto.”
Ci si chiede com’è possibile che da Dunblane in Scozia dove il tennis non è uno sport molto diffuso sia potuto uscire un n.1 del mondo, anzi due visto che ol fratello è n.1 in doppio.
“Ovviamente è raro ed incredibile quello che io a Jamie abbiamo fatto venendo da un posto così. C’è qualche campo da tennis, ma non sono nelle migliori condizioni E non ci sono stati molti giocatori scozzesi negli anni. Una grande parte del merito per quello che abbiamo fatto va ai nostri genitori. E ovviamente a nostra madre che è stata coach quando era più giovane. Ci ha insegnato a giocare e ci ha aiutato ad apprezzerà il tennis fin dalla più tenera età e dobbiamo ringraziarla per tutto. Senza di lei non sarei mai diventato un giocatore di tennis professionista. Nessuno gioca o ha giocato a tennis a Dunblane.”
Essere numero del mondo cambia le aspettative e gli obbiettivi.
“No. Ci sono le Finals , Ivan (Lendl) arriva mercoledì, quindi deve riunirmi con il team e preparare al meglio il torneo. Poi la programmazione per il prossimo anno, magari solo fino a marzo visto che mi sono reso conto che lavoro meglio con obbiettivi più vicini nel tempo.”
Ed infine le congratulazioni degli altri giocatori Federer in primis che l’ha chiamato Sir.
“Non c’è un messaggio che mi ha fatto più piacere di altri. Ovviamente mi hanno fatto piacere quelli degli altri giocatori perché vuol dire avere guadagnato il rispetto del mondo del tennis. Ho avuto più messaggi di qualunque torneo giocato e vinto in vita mia. Ma alla fine quello i che mi hanno fatto sentire meglio sono quelli da arte della mia famiglia, delle persone a cui tengo di più.” (469)