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Mai in passato era stato punito un campione della levatura della russa, arrivata fino alla vetta del ranking mondiale. Tra i più famosi si ricordano i casi – recenti – di Marin Cilic e Viktor Troicki, o in passato degli argentini Mariano Puerta, Guillermo Coria, Guillermo Canas e Juan Ignacio Chela. Certo, a fine carriera era stata fermata Martina Hingis, ma per la svizzera si trattava di cocaina. Mai nessuno o nessuna, però, con il palmares della campionessa russa.
Questo quanto si legge nel comunicato pubblicato sul sito dell’ITF: Un Tribunale Indipendente, applicando l’articolo 8.1 del 2016 Tennis Anti-Doping Programme ha riscontrato da parte di Maria Sharapova una violazione delle regole Anti-Doping Rule (articolo 2.1) e di conseguenza l’ha squalificata per un periodo di due anni a partire dal 26 gennaio 2016.
La Sharapova, 29 anni, aveva fornito un campione di urina lo scorso 26 gennaio, dopo il suo match di quarti di finale agli Australian Open, a Melbourne. Il campione è stato analizzato dal laboratorio accreditato dalla WADA, a Montreal in Canada, e i risultati dell’analisi hanno confermato la presenza del meldonium, un modulatore metabolico incluso nella sezione S4 (Ormoni e Modulatori Metabolici) della Lista della WADA per il 2016, per questo proibito dal Programma Anti-Doping.
Il 2 marzo, la Sharapova è stata accusata di violazione delle regole anti-doping contenute nell’articolo 2.1 del Programma (“Sostanze Proibite presenti in campioni di un atleta”). La russa ha ammesso di aver commesso la violazione, e ha immediatamente chiesto un’udienza davanti ad un Tribunale Internazionale, come permette l’articolo 8 del Programma, per determinare le conseguenze della violazione stessa.
Nel corso di un’audizione di due giorni (18-19 maggio) un Tribunale Indipendente ha raccolto prove e sentito entrambe le parti ed ha stabilito – secondo la decisione pubblicata oggi – che Maria Sharapova sia interdetta dall’attività agonistica per un periodo di due anni; che, tenuto conto della sua immediata ammissione della violazione, il periodo di interdizione sia retrodatato, secondo l’articolo 10.10.3(b) del Programma, a decorrere dal 26 gennaio 2016 (data di raccolta del campione) e termini quindi alla mezzanotte del 25 gennaio 2018; che i risultati ottenuti da Maria Sharapova agli Australian Open 2016 non vengano conteggiati, in termini di punteggio valido per il ranking e di prize money.
Immediata la risposta della Sharapova – che potrà comunque ricorrere in appello – sulla sua pagina FB: Decidendo per i due anni di sospensione, il tribunale ITF è arrivato alla conclusione che ciò che ho fatto è stato involontario. Il tribunale ha stabilito che io non ho chiesto ai miei medici di prescrivermi questa sostanza per migliorare le mie performance. L’ITF ha speso tantissimo tempo e risorse per cercare le prove secondo cui avrei intenzionalmente violato le regole anti-doping, e il tribunale ha deciso che la mia azione non è stata volontaria. Dovete sapere che l’ITF ha chiesto al tribunale di sospendermi per 4 anni – la sospensione prevista per una violazione volontaria – e il tribunale ha rifiutato questa opzione.
Nonostante il fatto che il tribunale abbia stabilito correttamente che non ho violato intenzionalmente le regole anti-doping, non posso allo stesso tempo accettare un’ingiusta sospensione di due anni. Il tribunale, i cui membri sono selezionati dall’ITF, ha concordato che non ho fatto niente di sbagliato intenzionalmente, eppure mi impediscono di giocare per due anni. Farò ricorso immediatamente al TAS, il tribunale arbitrale dello Sport.
Mi manca giocare a tennis e mi mancano i miei straordinari fan, che sono i migliori e i più corretti al mondo. Ho letto le vostre lettere, i vostri post sui social e il vostro amore e sostegno mi hanno aiutato in questi giorni difficili. Voglio portare avanti ciò che credo sia giusto ed ecco perché lotterò per tornare su un campo da tennis il prima possibile”.
In coda la Sharapova ha anche aggiunto un post scriptum: “Il mio avvocato sta preparando un breve sommario su come funziona il processo dell’ITF che vorrei condividere con i miei fan in modo che possano essere informati su come funzionano le regole”.
Steve Simon, WTA CEO, ha così commentato la vicenda:”E’ importante prima di ogni altra cosa che gli atleti siano informati delle regole e che le seguano. In questo caso Maria si è assunta la responsabilità per il proprio errore. La WTA supporta l’operato dell’ITF e di Maria. L’ITF ha un suo regolamento, che riguarda anche il Tennis Anti-Doping Program, e la decisione potrà dunque essere appellata al TAS. La WTA continuerà a seguire da vicino l’evolversi della vicenda nella speranza che possa risolversi il più presto possibile”. (829)