Roland Garros 2016: le pagelle

Otto.

Garbine Muguruza e David Goffen. La prima dall’alto del suo metro e ottantadue per settantre chili vince il primo titolo dello slam sconfiggendo in finale una Serena Williams sottotono. Gioca un tennis potente e non disdegna discese a rete. È in corsa per dominare il tennis femminile se saprà gestire il clima post successo e non vedo perché non dovrebbe.

Goffen invece con la sua struttura più da fondista che da tennista (1.80 per 68 chili), sotto i settanta chili mi ricorda Paolino Canè, strappa un set al più quotato Thiem e sale al numero 11 dal ranking.

Sette.

Stan Wawrinka, Dominc Thiem e Karin Kanpp. Lo svizzero gioca il suo onesto torneo da detentore del titolo, con non poca pressione addosso, e arriva in semifinale dove può poco contro Andy Murray e le palle pesanti (addirittura intorno agli 80 grammi quando il suo peso dovrebbe oscillare tra i 56 e i 59 grammi). Gioca, prova a tirare e non trova soluzioni, come ammesso da lui stesso. Credibile. La stessa situazione l’ha dovuta fronteggiare Dominic Thiem difronte al più pallettaro e difensivista Novak Djokovic. I suoi 81 chili insieme ai 185 centimetri non sono bastati. Bravi.

Brava anche Karin Knapp che dopo un’operazione al cuore e diversi infortuni gioca il suo discreto torneo. Elimina la testa di serie n.5 Victoria Azarenka, anche se per ritiro nel terzo, passa un altro turno e si ferma con la Putintseva. Sempre meglio di chi è stato più fortunato di lei nella vita e nel tennis.

Sei.

Appena sufficienti i due finalisti del torneo maschile. Andy Murray e Novak Djokovic giocano il loro tennis da pallettari evoluti e mostrano al mondo quanto può essere noioso il tennis. Di solito schiaccio un pisolino sul divano, ieri dopo il secondo set ho preferito andare a letto, almeno ho riposato bene. Destra, sinistra, tic, toc, qualche palla corta, qualche back per riprendere campo e cambiare un po’ ritmo. Poi il nulla…Novak è addirittura in corsa per il grande slam e fra un mese c’è il primo torneo in terra verde battuta. Auguri a tutti gli appassionati di questo nuovo sport.

Sei.

Kiki Bertens. Brava. Gioca il suo ottimo torneo e perde in semi contro Serena Williams. Sopratutto fa piacere come abbia recuperato psicologicamente dopo il tumore alla tiroide. Un po’ meno gradevole è la retorica di certi giornalisti che vorrebbero esaltare la bella favola della resurrezione. Dopo le analisi negli Stati uniti sembrerebbe meno problematico il rigonfiamento della Bertens: operazione non necessaria nei prossimi anni se non aumenta di volume. Un gran sollievo per tutti. Non dimentichiamoci però che in Europa dopo Cernobyl l’incidenza dei tumori tiroidei è aumentata di 20 volte. Nelle regioni di Gomel e Mogilev il gozzo è presente nel 48% e nel 75%, in età compresa tra 0 e 6 anni. Ma loro non arrivano in semifinale in torneo dello slam. La favola di uno non è la favola di tutti. Quattro.

Cinque.

Serena William e Patrik Mouratoglou

Non vince più di prepotenza quando è costretta a muoversi un po’ di più, vedasi la sconfitta dello scorso anno allo Us Open con la Vinci. La vedevo troppo spesso piagarsi di busto per raggiungere palle su cui le sue gambe non riuscivano a portarla. Se vuole vincere ancora qualche slam il segreto è l’atletica. Non mi sembra in peso forma. A occhio dovrebbe perdere cinque chili., se no la palla della Muguruza non la prende.

Mouratoglou. Molti numeri, molte parole…

Quattro. ITF, ATP, Guy Forget come direttore del Roland Garros

Dopo anni di inazione completa è chiaro a tutti gli esperti cosa hanno consegnato. Un tennis involgarito, con pochi vincitori. Ridotto nelle sue soluzioni tattiche, decurtato delle varianti di gioco, dell’imprevedibilità, ridotto nei giocatori, superfici omologate, perfino la retorica di quello che si può scrivere è sempre la stessa. Molti morti di fame e pochi miliardari…
Un tennis che evidentemente affascina il grande pubblico, quello più inesperto, che porta grandi numeri, che vende illusioni, magliette, gadgets, racchette. Alla fine sta bene a tutti così, anche al maestro di circolo che non corregge il servizio eseguito con eastern di dritto, perché così può vendere un altra lezione insieme a un altra speranza. Nei secoli dei secoli… (1237)

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