E’ il serbo il favorito della finale di domani, anche senza l’intercessione di qualche divinità ortodossa in grado di far piovere a comando. Di acqua sulla Francia ne è scesa anche troppa per scomodare un dio in grado di far vincere qualcuno al Roland Garros e far annegare qualcun altro nella Senna.
Non ci sono ragioni metafisiche solo questioni fisiche, tecniche al limite attitudinali. Una delle chiavi decisive sarà il dritto di Andy Murray. Lo scozzese lo gioca con un’ impugnatura più chiusa di una eastern di dritto e ha un punto di impatto leggermente più arretrato rispetto a quello ideale che si trova bene davanti al corpo. La robustezza del suo avambraccio permette a Andy di compensare il suo impercettibile difetto, ma quando i riflessi sono un po’ più lenti, le gambe meno reattive, il nervosismo strisciante, ecco che questo colpo di Murray può diventare problematico, meno incisivo e fonte di errori decisivi in momenti cruciali.
C’è poi la questione dei cali di tensione: Murray contro Djokovic non potrà permetterseli anche se ha dimostrato di aver migliorato la forma nel corso del torneo dopo i primi due turni molto tribolati.
Dall’altra parte Nole potrebbe sentire la pressione dovuta al fatto che il Roland Garros è l’unico slam che manca nella sua bacheca. Considerato che spesso si è dimostrato nervosetto, sia a Roma che qui a Parigi, lanciando racchette a giro per il campo, potrebbe non avere la lucidità per scegliere la tattica giusta. In questo caso, se Andy avrà una giornata di buone sensazioni , la bilancia penderebbe dalla sua parte e le sue doti atletiche e di recupero, sui campi ancora lenti per la pioggia caduta, potrebbero fare la differenza spingendo Nole ad andare ogni tanto fuori giri. Non come come è capitato a Thiem in semifinale ma quel tanto che basta nei punti che bastano.
Il favorito rimane però il serbo, perché Murray ha probabilmente bisogno che qualcosa in più sia posto nel suo gioco per avere la meglio. 56% Novak Djokovic; 44% Andy Murray. (1064)