Nove.
Andy Murray e Serena Williams. Lo scozzese vince il torneo senza perdere un set. Non si fa distrarre da un Djokovic stanco e nervoso che lancia racchette e chiede più volte l’interruzione per pioggia. Si fa da solo il regalo di compleanno e si propone come candidato anche per il Roland Garros. E vorrei vedere… dopo che Nadal e Nishikori gli avevano triturato l’avversario.
La Williams vince per la quarta volta il torneo di Roma. Regge l’urto del primo set quando la Keys era riuscita a metterla in difficoltà, trascinandola al tie break, e poi chiude approfittando del calo quasi inevitabile dell’avversaria. A 34 anni continua a non avere grandi rivali quando sente bene la palla. Sono fortune…non facciamone troppo un merito..
Otto.
Key Nishikori. Avrebbe meritato dieci ma realtà non tiene conto delle ipotesi, né del merito. Stanca Djokovic, perde per un solo punto la semifinale, e consegna il serbo nelle mani dello scozzese il giorno successivo. Un po’ la finale l’ha vinta anche lui, ma nell’albo d’oro ci sarà scritto un altro nome.
Medison Keys. Gioca un bellissimo torneo e fa quello che può in finale contro Serena. Con soli 21 anni alle spalle ha ancora ampi margini di crescita stando a quello che abbiamo potuto osservare in finale.
Sette.
Rafael Nadal. Risorge dall’abisso. Gioca alla pari con Novak Djokovic nel quarto di finale ma dimostra che la tenuta della condizione fisica non è ancora al meglio e difficilmente tornerà quella di qualche anno fa. Avrà più alti e bassi ma nei momenti di picco sarà il solito Nadal prima della crisi.
Garbine Muguruza. Fa il suo torneo arriva in semifinale e perde giocando una discreta partita contro la Keys. Un andamento regolare. Una base da cui partire.
Sei.
L.Pouille. Gioca un buon torneo ma arriva in semifinale giocando una partita in meno a causa del ritiro di Monaco nei quarti. Non impegna Murray e perde per 62, 61 inducendo lo scozzese a prenotare un campo per colpire qualche altra palla dopo la fine della partita. In crescita.
I. Begu. Onesto torneo che termina in semifinale quando si trova davanti Serena Williams. Difronte a cotanta forza della natura…
Cinque.
Dominic Thiem. La promessa austrica gioca il suo torneo fino ad incontrare Roger Federer che sconfigge anche grazie al mal di schiena dello svizzero, poi le sue speranze si spengono troppo velocemente davanti a Nishikori, in soli due set.
Roberta Vici. Ha dato tanto al tennis italiano che merita la sufficienza con l’uscita al terzo turno per mano dell’inglese Konta. Sufficienza alla carriera.
Quattro.
Alexander Zverev. Sconfigge Dimitrov al primo turno ma poi è bravo a perdere da un Federer con il mal di schiena al secondo incontro.
Svetlana Kuznestova. Vince con una Stosur ai margini. Va avanti nel torneo battendo la Gravilova. Poi trova Serena Williams. Male, con i suoi fondamentali avesse avuto un po’ di base atletica avrebbe un paio di slam in più in bacheca.
Tre.
Novak Djokovic. Si dà una racchettata nel malleolo per togliersi la terra rossa dalla suola della scarpa. Non si accorge di avere una corda rotta e deve farglielo notare il giudice arbitro. In finale lancia una racchetta e per poco non prende uno spettatore. Anch’io stamani ho preso dal frigorifero il cartone del vino al posto di quello del latte, però nessuno mi paga per portare la scritta Peugeot sulla maglietta. Un po’ di risposo…
Francesca Schiavone. Prende la wild card che poteva lasciare a giocatrici di migliori speranze. Il suo Roland Garros l’ha vinto, inutile tentare di sperare nell’eterna giovinezza. I ritratti in soffitta non invecchiano.
Due.
Roger Federer. Ha il mal di schiena. Testa la condizione. Fosse sull’erba sarebbe stato più comprensibile. Ha una racchetta da 97 pollici come il commercialista che ha perso lo swing con l’età. Dichiara di sentire ancora il fuoco dentro. Ok… va bene…
Svitolina Elina. Merita sicuramente di più anche solo per essere solo un metro e settantaquattro e pesare 60 chili. Ma qualcuno due lo doveva prendere. Vince un set con la Puig e poi esce dal torneo al turno. nessuno si ricorda niente.
Di solito il primo quadrimestre non ci sono né dieci né uno, almeno a scuola di mio figlio.
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