Un match point è un punto come un altro. Chiedetelo a Nadal

L’ultima stagione dello spagnolo non è andata come lui stesso e il suo staff si sarebbero aspettati. L’ultimo slam vinto risale al 2014, tra qualche mese saranno due anni, si trattava di una coppa dei moschettieri. L’inizio del 2016 lo ha visto sconfitto dal connazionale Verdasco che lo ha eliminato al primo turno dello Australian Open. Poi a Buenos Aires, la scorsa settimana, Rafa aveva dato l’impressione di aver almeno ripreso le fila di un gioco accettabile, almeno sulla terra rossa, ma in semifinale Dominic Thiem, poi vincitore del torneo, si salva da un match point e chiude il tie break del terzo set, nonché la partita, rigettando Nadal a casa, dove lo spagnolo stesso dichiara di dover fare i compiti.

Molti genitori italiani, che auspicano un nuovo sistema educativo, dovrebbero sentirsi frustrati o quanto meno a disagio sapendo che anche Nadal a casa fa i compiti e non solo i loro figli.

Ma dallo spagnolo c’è ancora da imparare: dedizione, abnegazione, costanza e volontà sono parte integrante del suo talento. Anche se spreca palle match lui stesso sosterrebbe che sono punti come gli altri.

Attribuirgli un’importanza maggiore è solo una questione di convenzioni. Se i punti non venissero contati sarebbe uno punto come un altro. Da qui lo spagnolo dovrebbe ripartire con l’umiltà che lo contraddistingue, perché il match point è realmente solo un punto, come gli altri. Il problema del gioco di Nadal non può essere ricondotto a un solo quindici anche se viene caricato di importanza per convenzione.

Sono tutti gli altri quindici a rivestire un problema maggiore: quelli che in semifinale a Buenos Aires hanno fatto perdere il primo set al maiorchino, di fatto mettendolo in condizione di gestire un recupero delicato. Oppure quelli con cui ha lasciato il primo e il terzo set a Verdasco in Australia, finendo, anche in quell’occasione, per inseguire in affanno.

Anche i dritti poco sicuri, troppo spesso corti, che consentono agli avversari di gestire il punto e relegano Nadal nella condizione di dover alzare il livello del rischio per chiudere lo scambio, con un’altalena continua tra eccessiva sicurezza e azzardo, sono un problema da risolvere.

Il risultato è la perdita di continuità di gioco, di fluidità. Alti e bassi, colpi strappati, altre volte trattenuti, aprono un ventaglio di possibilità che negli anni precedenti i suoi avversari non avevano.

Dal match point Nadal dovrà ricominciare, ma non per il valore intrinseco del punto, bensì per lasciarsi alle spalle un gioco, la paura dell’errore, lo spettro della sconfitta.

I compiti a casa potrebbero essere fondamentali per risolvere questa situazione, meno che non abbiano ragione quei genitori che li considerano inutili, tempo perso. In questo caso non ci sarebbe molto da fare.
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